mercoledì 5 ottobre 2016

Ritorno (al futuro) a Hogwarts

Harry Potter e la maledizione dell'erede

Potevamo avere un ottavo libro della saga, non ci siamo andati molto lontani però...


"L'amore acceca. Non abbiamo voluto dare ai nostri figli quello di cui avevano bisogno loro, ma quello di cui avevamo bisogno noi. Siamo stati così occupati a riscrivere il nostro passato che abbiamo rovinato il loro presente."
[Harry Potter]
Quando si vuole dare un seguito a una saga pressoché perfetta come quella di Harry Potter (di cui sono grande fan, e me ne sbatto di quello che pensano gli altri, un capolavoro è un capolavoro), sono molto scettico. Scettico perché non è un seguito vero e proprio, né un prequel, manco per sogno uno spin-off, cioè è un seguito ma come saprete tutti (e se non lo sapete datevi una svegliata piuttosto che lamentarvi dopo) non è un romanzo. Scettico perché una sceneggiatura di un'opera teatrale non è la mia lettura ideale, forse va bene per qualche ritardato che trova noiose le parti descrittive, ma per me racconti e romanzi ne hanno bisogno, di una sceneggiatura teatrale tutta dialoghi (che non sia di Shakespeare) che me ne faccio?
Inutile dire che la scimmia mi è salita alla svelta e ho preso subito, lo stesso, il libro.
Appena iniziato ho avuto per le prime 80/100 pagine una sensazione strana, come quando fai una cena di classe con i compagni delle superiori: sono le stesse persone che conoscevi, eppure sono tutte diverse, non necessariamente più adulte, ma che fingono di esserlo. Harry, Ron no perché l'hanno fatto sembrare ancora più scemo, una macchietta ombra di se stesso, Hermione, Ginny, appaiono tutti un po' diversi da come li ricordavo e la sensazione non è il massimo.
Una volta proseguita con la lettura però tutto è andato al proprio posto, la storia ha preso il via, le sensazioni nostalgiche sono sparite e dal mondo dei babbani mi sono ritrovato come anni fa a Hogwarts. 

I protagonisti (per modo di dire, perché è una vicenda corale) sono Albus Severus Potter, figlio d'arte, e Scorpius Malfoy (figlio del biondo ossigenato ovviamente) che è ben più sveglio e simpatico del suo amico Albus. La storia gira loro attorno e alla loro "missione" di tornare indietro nel tempo con una gira-tempo e salvare Cedric Diggory morto durante il torneo Tremaghi. Da qui, in perfetto stile "Ritorno al futuro" una avventura ai limiti del paradosso a spasso nel tempo, con il susseguirsi di casini sempre più grandi.
Non posso negare che la storia prende, prende e, anche grazie ai personaggi storici, non ti molla fino alla fine.

Il mio giudizio è senz'ombra di dubbio positivo, anche se mi resta l'idea di un'occasione mancata, con una storia del genere ne sarebbe uscito un capolavoro di romanzo di cinque, seicento pagine piuttosto che 350 paginette di soli dialoghi Purtroppo alla Rowling non servono soldi e si sollazza con quelle cazzatine noiose e mal riuscite come "Il richiamo del cuculo", "Il baco da seta", e compagnia bella quando potrebbe sfornare un bel prequel con protagonisti come il giovane Sirius Black o il migliore di tutti, l'inarrivabile professor Piton.

Resta il fatto che è pur sempre Harry Potter e bisogna leggerlo.

"Prendo ordini da Hermione Granger. E mi pace anche abbastanza." [Draco Malfoy] 

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martedì 20 settembre 2016

Da quassù la terra è bellissima

Da quassù la terra è bellissima  - Toni Bruno

Viaggiare nello spazio per andare dentro se stessi


Senz'ombra di dubbio il titolo più forte degli ultimi mesi della Bao Publishing è proprio questo, oltre 200 pagine di qualità indiscutibile per un cartonato di grande formato di indubbio valore.

L'autore, Toni Bruno, di origini catanesi, non lo conoscevo  ma dalle note biografiche a fine volume non è certo alle prime armi. I disegni del resto non lasciano adito a dubbi, un tratto molto sicuro ed espressivo, uno stile che rimanda a tante cose ma che non mi riporta alla mente niente in particolare e questo è decisamente un segno più che positivo sul lavoro fatto. Ottima pure la colorazione e le scelte cromatiche (molto ben resi la Russia innevata o la scelta delle  tonalità rossastre per le parti delle riunioni nei bunker).

Akim Smirnov, eroe sovietico che è andato nello spazio di trova una volta prossimo a un nuovo viaggio nello spazio a non riuscire ad affrontare la cosa, un blocco psicologico lo frena. Verrà chiamato Frank Jones, psicologo americano e abbastanza cazzone a prima vista, per curare l'astronauta russo.

Interessante la contrapposizione delle due culture, superficialmente agli antipodi, quella sovietica e quella statunitense, anche se a livello umano non così diverse poi. La guerra fredda nel volume sembra un po' meno fredda e un po' meno guerra, come la semplicità con cui un americano viene chiamato a lavorare in Russia in quei tempi, abbastanza poco plausibile. Quelle che a me paiono ingenuità però immagino siano volute e studiate per una scelta narrativa specifica e funzionale, senza della quale la vicenda non sussisterebbe.
© Toni Bruno & Bao Publishing

I due protagonisti infatti, sebbene diversi e con background che hanno poco in comune l'uno con l'altro compiono un percorso di autocoscienza che li porterà entrambi ad affrontare i propri demoni del passato per riuscire ad andare avanti. Ne usciranno più forti e la diffidenza iniziale lascerà il posto a rispetto, fiducia e anche amicizia, Il viaggio infatti non è al di fuori dell'atmosfera terrestre bensì all'interno dell'animo umano. Un viaggio tortuoso di cui il lettore non si rende conto subito ma che una volta capito porta il livello della lettura su un piano molto più elevato. L'aspetto psicologico è reso benissimo, silenzi esplicativi, tavole che trasmettono il disagio e i problemi dei protagonisti. Una lettura adulta, ma non per questo noiosa o pesante, anzi, ottimamente dosata. Ammetto che da buon amante della fantascienza mi aspettavo qualche parte ambientata nello spazio, l'avrei gradita davvero, per un piacere personale, ma non perché questo avrebbe dato qualcosa in più alla storia. Poi c'è da dire che ci sono talmente pochi fumetti ambientati nella vecchia, e ai miei occhi affascinante, CCCP che questo è stato un valore aggiunto che non posso sottovalutare.

Un'opera atipica e per quanto ne so unica nel panorama fumettistico italiano, una lettura che non lascia indifferenti e che parla di temi seri con la leggerezza che solo gli ottimi narratori sanno fare.


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sabato 17 settembre 2016

E la chiamano estate - la poesia della vita quotidiana

E la chiamano estate - Jillian & Mariko Tamaki

Due ragazzine che affrontano la vita durante le vacanze

 

Ragazzi, dal manuale "come dev'essere un romanzo di formazione"! Solo che questo non è un romanzo ma un fumetto, un fumetto una spanna sopra a tutto quello di simile che vi può venire in mente.

"E la chiamano estate" (This one summer) parla di Rose, una ragazza di sedici anni che se ne va in vacanza, come ogni anno, ad Awago Beach con i genitori. Lì trova come sempre la sua amica Windy, di un anno e mezzo più piccola e ben più infantile dell'amica. Giornate lente, tra passeggiate, nuotate, film di paura, prime infatuazioni e problemi tra i genitori che non vanno più d'accordo come un tempo.

L'estate di Rose è un continuo affrontare cose più grandi di lei, le piace un ragazzo che a quanto si dice in giro ha lasciato incinta una tipa del paese. Sua madre è depressa e ha i classici atteggiamenti di chi frustrato vuole sfogarsi sui familiari con un modo di fare estremamente fastidioso, ma alla fine capiremo le sue motivazioni e la storia si alzerà ancora di livello. E poi c'è il bel rapporto col padre; ci sono le spassose vicissitudini delle due amichette, Rose e Windy, tra giochi in spiaggia e voler fare le dure noleggiando film di paura per poi rimanere terrorizzate, il loro (più Rose) essere nel limbo che separa gli atteggiamenti e i desideri da bambine e quelli da adulte. Spassosi i loro discorsi sulle tette che non crescono o sullo schifo all'idea di fare sesso orale.

© Bao Publishing / Jillian & Mariko Tamaki
Tutto è raccontato con una genuinità disarmante,  ci siamo anche noi seduti in spiaggia con le due ragazzine, il senso di pace e di vita quotidiana ci arriva nitido dalle pagine. Il disegno è funzionale, i personaggi espressivi, le tavole con la sfumatura azzurrina è azzeccata e leggera, piacevole alla vista. Le cugine canadesi Jillian e Mariko Tamaki, una alla sceneggiatura e una ai disegni ci regalano una gran storia, di ampio respiro pure, il volume Bao Publishing è di ben 320 pagine che scorrono veloci con un affresco estivo di grande impatto emozionale.

Un volume che consiglio davvero, mi ha stupito molto positivamente. Delle due autrici in italiano è disponibile un altro volume, Skim, per le edizioni BD e lo recupererò ben presto. 
Sempre della Bao Publishing mi viene in mente il volume "Incendi estivi" (ne ho parlato QUI) che ha sempre due ragazze come protagoniste ed è ambientato sempre durante le vacanze estive, il confronto è impietoso, E la chiamano estate è di tutto un altro livello: una storia interessante anche se si vuole imparare come si fa a narrare un romanzo (fumetto) di formazione. Da leggere per piacere o per imparare qualcosa.


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lunedì 12 settembre 2016

Incendi estivi (o bollori adolescenziali?)

Incendi estivi - di Giulia Sagramola

volume unico Bao Publishing - 2015


Giulia Sagramola è un'artista con un tratto molto caratteristico (QUI il suo sito), che mi pare ottimo come supporto per storie per ragazzini/e, romanzi con illustrazioni, strisce a fumetti ironiche, copertine e quant'altro. Quando ho visto una sua opera di ampio respiro a fumetti per la Bao Publishing ero curioso e anche scettico.
© Bao Publishing & Giulia Sagramola
Ammetto che lo stile grafico utilizzato in "Incendi estivi" non mi piace, questi disegni stilizzati, poveri di dettagli, vignette che paiono appena abbozzate, minimaliste, a prima occhiata potrei scambiate per grossolane, poco curate o frettolose. La doppia (perché doppia? che cazzo significa?! ma così è scritto sul sito dell'editore) bicromia, con il colore che qualcosa aggiunge ma tanto toglie; il cambio dell'unico colore usato, esclusi bianco e nero, al passare di ogni mese non basta. Per il mio gusto personale un approccio diverso al colore avrebbe fatto fare un salto di qualità al tutto, il suo tratto caratteristico con una colorazione tosta avrebbero dato un altro spessore alle tavole. Mi sono chiesto guardando i 18 euro del volume (208 pagine con la consueta cura Bao) quanti ne abbiano venduti, se non sarebbe stato più logico fare un volume economico e piccolo, roba da massimo 12 euro, i disegni per alcuni lettori possono essere o un valore aggiunto o un deterrente.. Non volendo però fermarmi all'apparenza ho pensato di leggerlo.

La storia è ambientata d'estate in un paesino collinare/montuoso del centro Italia, due sorelle, Rachele, diciottenne che sta prendendo la patente e ha una pseudo storia d'amore con Stefano, uno che non pare brillare per scaltrezza, e Sabrina, sedicenne, ben più frivola che non lesina di concedersi a destra e a manca suscitando chiacchiere e attriti con la sorella. Sullo sfondo la vita di paese, le solite cose, la vita familiare, il gatto che non si trova e un piromane che appicca incendi sui monti.

© Bao Publishing & Giulia Sagramola
Finito di leggere il sentimento che mi resta è di perplessità. Gli incendi estivi sono una parte simbolica della storia, e ci può stare, ma speravo in qualcosa che desse una svolta alla vicenda che invece sui crogiola nella propria staticità.
Ok, è un romanzo (grafico) di formazione, fin qui ci siamo, anche se non vedo una crescita in Rachele, la protagonista, scialba e apatica, mi urta un po' i nervi, quasi un archetipo della diciottenne contemporanea, incapace di confrontarsi con le altre persone, si vergogna del proprio ragazzo in pubblico perché ha paura del giudizio degli altri, tuttavia il proprio di giudizio non lo lesina a nessuno. Alla fine incurante delle proprie colpe continua per la sua strada, come se gli avvenimenti dell'estate non l'avessero sfiorata. La crescita l'ho vista più nella sorella Sabrina, la libertina e superficiale che alla fine "mette la testa a posto" e sistema la propria scala di valori, dimostrandosi migliore di quella che appariva.
Una storia che ha nel realismo dei personaggi il suo punto di forza ma il comparto grafico, per quanto voluto, non mi va proprio giù.

Simile per tematiche e ambientazione sempre per la Bao Publishing c'è "E la chiamano estate" opera spettacolare e di tutt'altro livello.

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venerdì 9 settembre 2016

Il Thor di Neil Gaiman

Odd e il Gigante di Ghiaccio - Neil Gaiman

La storia di un bambino che aiuta delle divinità


Neil Gaiman non ha bisogno di presentazioni, dai fumetti come Sandman, ai romanzi vincitori di premi Hugo come American Gods, Il figlio del cimitero, Coraline, qualsiasi cosa fa piace in maniera trasversale senza distinzioni.

Odd e il Gigante di Ghiaccio è inutile negarlo, è una storia per bambini, io dal canto mio a volte mi concedo letture del genere perché sono oltremodo rilassanti, seppur non proprio appassionanti per un adulto. Anche se ammetto che distinzioni bambini/adulti andrebbero fatte in base a determinati contenuti come sesso e violenza e non per tematiche magari fantasiose o avventurose.

Odd è un bambino vichingo rimasto orfano e zoppo, non proprio il massimo per farsi benvolere dai suoi rudi compaesani. Un giorno si ritrova ad avere a che fare con un orso, una volpe e un'aquila. Questi tre animale altri non sono che Thor, Loki e Odino, cacciati da Asgard e tramutati in bestie da un gigante di ghiaccio, manco a dirlo il giovane Odd intraprenderà il viaggio per rendere ai tre il loro regno.

Gaiman, da uomo di spettacolo sfrutta il successo dei fumetti e dei film Marvel su Thor il Dio del tuono per non divagare in spiegazioni, ormai i giovani lettori a cui si rivolge il libro ne sanno un bel po' sui personaggi della mitologia nordica. Può così concentrarsi su una narrazione come suo solito colloquiale e schietta, semplice e diretta. Non siamo ai livelli delle sue opere più famose (Coraline resta la mia preferita), ma è un ottimo intermezzo tra letture seriose e impegnative, un ottimo, piacevole relax per i "grandi", e (se avete un ragazzino non completamente rincoglionito col cellulare) un azzeccato regalo con personaggi che conosce di sicuro per i più giovani.

Il volume, sia il cartonato che non mi pare sia più reperibile che l'economico Oscar Mondadori, sono illustrati da Iacopo Bruno, i cui disegni si sposano a meraviglia con la storia.

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lunedì 5 settembre 2016

Paper Girls. Stranger Things su carta? Non solo.

Paper Girls 1 - di Brian K. Vaughan & Cfiff Chang

Anni '80 tra citazioni e mistero.


"Paper Girls" 1 (il volume dalla Bao Publishing raccoglie i primi cinque spillati originariamente pubblicati dalla Image) capita al momento giusto e tocca argomenti a me cari. Ho da poco finito di vedere la serie Netflix "Stranger Things", magistrale prova che prende il meglio degli anni '80 e lo miscela perfettamente a uso e consumo degli spettatori contemporanei nostalgici ma non sprovveduti, capaci di cogliere una citazione e un ammiccamento. 

"Paper Girls" è ambientato nel 1988, le quattro protagoniste dodicenni mentre consegnano i giornali si trovano a contatto con una realtà assurda: gente che sparisce, presunti alieni, viaggiatori nel tempo. Il tutto contestualizzato in quel periodo storico: strascichi di guerra fredda, primi videogiochi, vita di provincia americana, temi classici che fanno da contorno a tante pellicole del tempo, cito I Goonies su tutti ma anche Explorers. Le ragazze (quattro come i protagonisti di Stand by me, quattro come i ragazzini di Stranger Things, e come quet'ultimi armate di walkie-talkie) hanno a che fare con gli immancabili bulletti di quartiere e vivono situazioni familiari eterogenee e spesso conflittuali molto alla Breakfast Club, giusto per citare un'altra pietra miliare degli anni ottanta che mi è venuta in mente. Una storia con ritmi non troppo serrati che alla fine del volume ci lascia molto curiosi per il proseguo, che ha ancora molto da dire.

Brian K. Vaughan colpisce ancora una volta il bersaglio, autore di  Y l'ultimo uomo, Saga, soprattutto di Runaways, serie con la quale ha già ben affrontato i temi adolescenziali dimostrando di saperla molto lunga. Al passo coi tempi la scelta di avere eroine femminili ma ha semplicemente trasformato i protagonisti classici in ragazze con la loro sensibilità e la loro fragilità. Non è incappato nell'errore grossolano di tutte le opere recenti (dalla carta stampata al cinema) di mascolinizzare comportamenti e sopprimere il lato migliore dell'essere donne con la loro umanità, per fornire al pubblico eroine forti e fredde come la Katniss di Hunger Games o le protagoniste di Divergent e cloni vari. Vaughan ci delinea degli ottimi personaggi, ho apprezzato soprattutto Mac, quella con la cicca in bocca.


Ai disegni Cliff Chang (Wonder Woman) è perfetto per questa storia, un tratto veloce e stilizzato senza fronzoli o virtuosismi che avrebbe dato troppa contemporaneità a una vicenda che dev'essere per forza un po' vintage. I colori riempitivi inoltre di Matt Wilson (sempre snobbati dai crediti in copertina come fosse un lavoro minore) esaltano il tratto di Chang conferendo un'atmosfera davvero azzeccata a livello cromatico.

Un paio di appunti? Sì dai, le ragazze non sembrano affatto dodicenni, quindici o sedici per come agiscono e parlano sarebbero stati più plausibili. Il parlato, il linguaggio delle ragazze, non so se anche in originale o solo nella nostra traduzione, sono poco anni ottanta o almeno questa è stata l'impressione che mi è rimasta.
Il volume della Bao è ottimo, cartonato e di ottima fattura come sempre, 18€ non sono pochi ma con l'attuale sconto del 25% è un acquisto d'obbligo e sperate che il secondo arrivi presto.

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sabato 3 settembre 2016

"L'eroe e la leggenda", il Tex di Serpieri

Tex "L'eroe e la leggenda" - Paolo Eleuteri Serpieri

Il primo volume di una collana imperdibile


Sull'onda dell'entusiasmo per "Frontera!" ho ordinato senza indugio anche questo volume della collana "Tex romanzi a fumetti", opera tutta nelle mani (copertina, disegni e sceneggiatura) dell'autore veneziano Paolo Eleuteri Serpieri, mica l'ultimo arrivato. Un cartonato di 50 pagine con ottima carta, in grande formato a colori, a prezzo davvero esiguo di 6,90€.

L'anacronistico racconto di un Carson vecchio parla di un Tex ancora fuorilegge, giovane col capello lungo e scarmigliato, con i soliti ideali che conosciamo ma più rude, grezzo e persino più duro della versione più matura. Tex insegue dei Comanche e il loro capo Luna Nera per vendicare l'eccidio di una tribù Navajo. Questo porterà addirittura a un primo fantomatico incontro con Kit Carson.

Appena preso in mano sono rimasto colpito positivamente dall'ottima fattura del volume, dai disegni dettagliati ed evocativi, la colorazione magari non è di quelle che mi esaltano, preferisco colori più moderni e distinti o acquerelli ben dosati, eppure non si possono non apprezzare e ammirare, il lavoro pittorico di Serpieri è quello di un grande maestro che non delude le aspettative.
Il mio scetticismo era invece per la storia, sono spesso dubbioso quando i compiti di sceneggiatore e disegnatore non sono divisi. Scetticismo che è andato ben presto in malora, questo è uno dei rari casi in cui sbagliarsi è un bene, una sorpresa gradita. La storia è appassionante e ben gestita sebbene il numero esiguo di pagine.
© Paolo Eleuteri Serpieri & Sergio Bonelli Editore

Una volta giunta al termine la vicenda narrata appare pure geniale, si chiude il volume compiaciuti e soddisfatti, l'ultima vignetta dà tutto un altro senso al titolo del volume "L'eroe e la leggenda". 


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Altri volumi di questa collana:
  • Frontera! - Mauro Boselli & Mario Alberti [QUI la recensione]
  • Painted desert - Mauro Boselli & Angelo Stano
  • Sfida nel Montana - Gianfranco Manfredi & Giulio De Vita (di prossima uscita)

Similare per ambientazione, storia e formato del volume sempre di Serpieri "I colori del west" di cui parlerò prossimamente.


giovedì 1 settembre 2016

"Io ti troverò" by Woolrich (Appuntamenti in nero)

Appuntamenti in nero - Cornell Woolrich

Una delle migliori prove del mio autore di noir preferito


"Una vettura con le luci rosse sul tetto, che a lui sembrò un carro venuto dall'inferno, arrivò sul posto e vi caricarono sopra qualcosa"

Ho già parlato di Cornell Woolrich ma voglio rifarlo e lo farò nuovamente in futuro, l'ho snobbato troppo a lungo e me ne sono pentito, ma non è mai troppo tardi per scoprire o riscoprire un autore. E' sempre un piacere rimanere stupiti da una lettura, i romanzi di Woolrich sono così, riescono a darmi qualcosa in più di quello che mi hanno già dato gli altri gialli o noir che ho letto.

"Appuntamenti in nero" è una storia di vendetta nata da un amore spezzato, violato e cancellato nel tempo di un attimo. Johnny e Dorothy si conoscono fin da ragazzi, presto sboccia un sentimento che si consolida e cresce, quando i tempi sono maturi e il matrimonio alle porte una tragica fatalità pone fine  alla vita della ragazza. Per Johnny lo shock è inimmaginabile, il giovane ne è straziato e cercherà di mettere in pratica l'antico occhio per occhio dente per dente, togliendo le donne amate ai colpevoli della dipartita della sua Dorothy.

Una vendetta che il lettore capisce ma che a un certo punto appare così crudele e malata nelle sue forme che quasi disturba, allibisce ma che per certi versi desta anche ammirazione nei mezzi escogitati dal narratore. Le vittime della vendetta sono colpite con tale arguzia e crudeltà, con una freddezza immane che restare indifferenti è impossibile. La redenzione è altrove, Cornell Woolrich con la sua scrittura sempre attuale (il romanzo è del 1948 ma stile e ritmi non hanno niente da invidiare alle opere contemporanee), dipinge la sofferenza e ci porta nelle tenebre dell'animo umano con grande maestria.

Una delle sue opere migliori. Da recuperare assolutamente.

Curiosità. Il numero 46 del fumetto "Julia" della Sergio Bonelli Editore,  intitolato "La morte è femmina" (ne parlo QUI) è un omaggio/rivisitazione della storia di "Appuntamenti in nero", ambientata ai giorni nostri e con una protagonista donna a cui hanno ucciso l'uomo che amava, l'albo ripercorre fedelmente le vicende narrate da Woolrich.

"L'uomo, il detective, rimase in silenzio e non cercò di dare risposte. Come può una cosa tanto buona trasformarsi in un tanto cattiva, ecco quello che si chiedeva; come può una cosa così giusta diventare così sbagliata..."

Altre mie recensione di Cornell Woolrich:
Opere dell'autore disponibili in libreria QUI, anche se purtroppo molte sono disponibili solo in ebook. Una ristampa integrale di tutte le sue opere non sarebbe male.



lunedì 29 agosto 2016

Julia 2002 - Azione ed espiazione - (parte seconda)

Azione ed espiazione

Retrospettiva fumetti: Julia n. 46,47,48,49,50,51 (2002)


 
Seconda parte degli albi dedicati al 2002 che si conferma la migliore annata tra quelle finora prese in esame. Il livello medio è molto alto e le storie mai ripetitive, forse, unico neo, comincia a sentirsi il bisogno di introdurre nuovi personaggi o far evolvere ulteriormente quelli già presenti.

la splendida cover del n.50 di Marco Soldi © SBE
E via col n.46 "La morte è femmina", Berardi & Calza ai testi con ai disegni il debutto di Ernesto Michelazzo che diventerà uno delle colonne di Julia dopo vari albi di Nathan Never e Agenzia Alfa.Una donna lascia una scia di omicidi alle proprie spalle, Julia e Webb durante le indagini si spingono fino in florida a Vero Beach dove scopriranno che è spinta da sete di vendetta. La storia è un omaggio e si rifà, con grande maestria, al classico di Cornell Woolrich (di cui ho già parlato QUI) "Appuntamenti in nero" (la recensione QUI).
Spassose le scene in cui Julia mette in imbarazzo Webb suggerendogli che dovrebbe invitarla a cena o quando Emily per curare la Kendall malata le fa degli impacchi di cipolla che non le lasceranno un gradevole profumo addosso.
Canzone dell'albo è "Wicked Game" di Chris Isaak.

Nel n.47 "Sangue nella stanza n.3" un giovane si sveglia con i postumi di una sbronza, con una ragazza morta al fianco e viene arrestato per omicidio. Tutto così semplice? Ovviamente no. Ci sono di mezzo un padre adottivo fin troppo zelante, un fidanzato tossico e un albergatore che fa lo gnorri. Berardi & De Nardo, con ai disegni il trittico Zuccheri, Boraley e Piccioni imbastiscono una storia parecchio incasinata in cui il lettore non riesce a farsi un'idea del colpevole fino all'ultimo.
Una vicenda personale di Julia si interseca con l'indagine, la criminologa infatti investe un giovane con l'auto mandandolo di filato in ospedale. La Kendall si invaghisce del giovane ma è titubante per la differenza di età e questo le crea una marea di paranoie (anche nei confronti di persone che non dovrebbero contare un cazzo come Emily), manco fosse una vecchia cougar! Finirà male ancora prima di iniziare (e per fortuna, è uno sfigato da paura lui, ma si sa che lei ha un debole per i casi umani) perché lui vuole solo truffare l'assicurazione. Julia finirà per chiamare Webb per farsi consolare... mah...
Il libro citato è un volume di poesie che Julia regala al giovane (regalare libri di poesie? Manco nell'800 dai!) di Raymond Carver "Per favore non facciamo gli eroi".

"E, invece, tornano i pensieri. Cosa sarebbe successo se Joe fosse entrato nella mia vita? Quale sarebbe stata la reazione di Emily? Cosa avrebbe detto la nonna, se lui si fosse stabilito in casa?"
[Julia nel n.47]

la splendida Julia di ENIO © SBE
Il n.48 "L'uomo di Buenos Aires" è il più atipico della sestina, Berardi e Mantero (con ai disegni Enio) sembra quasi creino una storia completamente avulsa dalla collana dell'indagatrice dell'animo e che l'abbiano convertita a essa in un secondo momento. L'indagine di Webb e Julia infatti è marginale, e molto, alla vicenda, questo tuttavia non è una cosa negativa, anzi, la storia è parecchio interessante della sua originalità.
Durante il colpo di stato in Argentina, negli anni '70, un bambino resta orfano a causa dei soprusi perpetrati dai militari. Una volta divenuto adulto e intrapresa la nobile carriera del killer decide di cercare e punire col piombo i carnefici dei genitori, uno dei quali vive a Garden City.
Julia alle prese con il soffitto che imbarca acqua chiama Leo per un consiglio visto che tutte le ditte interpellate vogliono spennarla, per non dire altro, la schermaglia al telefono tra i due nasconde forse un po' di verità: 
Julia - Leo! Sei tornato?
Leo - Come potevo restare lontano dalla mia principessa? 
Julia - Le tue principesse hanno tutte la pelle scura! 
Leo - Allora tu sei la mia regina!

L'albo n.49 "L'incubo della porta accanto" Berardi & Calza con Jannì creano una storia che ha una preparazione davvero lunga, bisogna attendere le ultime trenta pagine perché ci venga rivelata qual è la "storia del mese". Julia stringe amicizia con uno psichiatra che ha in cura un ex alcolista vittima di allucinazioni che tenterà pure di strangolare la criminologa.
Julia è attratta dal collega ma finirà per riflettere sul fatto di portare sfiga quando questo viene ucciso, la sindrome di Jessica Fletcher (la signora in giallo) che dove va scappa il morto si avvicina?
Numero ricco di retroscena per i nostri protagonisti: Webb si presenta con una pseudo-ragazza svampita e tettona e Julia è palesemente gelosa, forse per questo finisce per essere attratta dallo scialbo psichiatra e tuttavia non sprecare troppe lacrime quando questo muore. Dal lato suo Webb quando telefona a Julia finisce per disegnarla sui foglietti della scrivania. 
Libri: "Un entomologo nel metrò" di Marc Augé, "Angelo nero" di Cornell Woolrich (non mai mai!).  

dal n. 50 © SBE & Thomas Campi
Nel n.50 "Una donna a pezzi", segna il debutto in solitario nella serie del disegnatore Thoman Campi su testi di Berardi & Mantero, con una Julia con mascella più squadrata e sopracciglia più folte che fa rendono più giovanile.
Accidentalmente in un fiume viene rinvenuto il cadavere di una donna privato di molti organi. L'indagine è tortuosa fin dall'inizio, la donna è una clandestina senza fissa dimora, il tutto porta a un traffico di organi di cui Julia, aiutata da Baxter, rischia grosso per smascherarli, manca poco infatti che le tolgano un rene.
Gran ritmo con una storia con equilibri perfetto tra indagine poliziesca e azione. Splendida la copertina di Marco Soldi, la migliore di questo semestre.

la Julia di Giorgio Trevisan © SBE
la Julia di Giorgio Trevisan © SBE
Ultimo ma non ultimo il n.50 "Rosso Natale" torna ai disegni Giorgio Trevisan, che classe! Devo ammettere che sebbene non senta il suo tratto appropriato alla collana questo numero è davvero pazzesco, dopo "Se le montagne muoiono" n.8 (ne parlo QUI) e "Nel paese di Alice" n.30 (ne parlo QUI) stavolta si supera. Complici le atmosfere natalizie con una Garden City innevata ci regala un albo con immagini talmente evocative da togliere il fiato, con una cura dei protagonisti e di Julia in particolare addirittura superiore agli albi precedenti.
La storia, seppure buona (e manco a dirlo intrisa di spirito natalizio) giocoforza passa in secondo piano, mi sono trovato più volte ad ammirare i disegni dimentico di chiedermi come andranno a finire le indagini. Tre individui travestiti da Babbo Natale compiono delle rapine e Julia inizia a bazzicare una agenzia di lavoro interinale che fornisce appunto Babbi Natale. 
Di contorno l'organizzazione del cenone natalizio in casa Kendall con tutti gli amici tranne Leo col quale ha una cena privata assieme alla fidanzata di turno dell'investigatore che come prevedibile risveglia pensieri contrastanti nell'animo della criminologa.
Canzoni e libri a tema: "Happy Xmas (war is over)" di John Lennon e "Canto di Natale" di Dickens

Eccoci giunti alla fine, la serie tiene bene e il parco disegnatori è di livello. Ci lascia qualche beneficio del dubbio? Al momento no, i retroscena sui protagonisti non mancano, se vogliamo trovare un neo le loro evoluzioni latitano, ma del resto abbiamo appena detto che le storie sono al top perciò è anche giusto pazientare. Al prossimo mese i primi sei numeri del 2003 e forse la retrospettiva sui primi cinque almanacchi del giallo con le storie della Julia-giovincella.

mercoledì 24 agosto 2016

"Frontera", il miglior Tex a colori di sempre

Tex "Frontera" - di Mauro Boselli e Mario Alberti

Finalmente un vero volume da collezione di Tex


Sono anni che non leggo più tanto spesso Tex, l'ho letto molto da ragazzo, assieme a Zagor mi ha accompagnato nel mondo dei fumetti e poi ho subito l'attrattiva di eroi meno perfetti come Mister No, e storie horror o fantascientifiche come Dylan Dog e Nathan Never nonché il fascino di manga e comics americani. Il western classico è rimasto genere da sporadiche letture e qualche film.

Dopo essere uscito in edicola è stato da poco ridistribuito in libreria e non me lo sono lasciato scappare, finalmente un volume coi controcazzi per Tex. La collana Tex romanzi a fumetti infatti è composta da cartonati da 52 pagine in formato 22,5cm per 30,5cm interamente a colori (in stile albi francesi per intenderci) a prezzo popolare disegnati da grandi autori. Ora mi direte che pure i texoni hanno il meglio dei disegnatori sulla piazza, prezzo basso e in più 240 pagine. E' vero solo in parte, alcuni texoni sono capolavori ma il formato proposto non è altro che un Tex mensile più grande e con più pagine, la suddivisione delle vignette è identico alla collana mensile solo ingrandito e la qualità della carta è la medesima. I "Tex romanzi a fumetti" invece rendono appieno l'idea di un prodotto elitario e di qualità, la disposizione delle vignette è complessa e i colori e la carta sono anni luce avanti rispetto per esempio ai Color Tex. Pe me hanno centrato il bersaglio alla grande.

© Mario Alverti & Sergio Bonelli Editore
Ai disegni inoltre hanno chiamato per questo volume Mario Alberti, artista che dai tempi in cui disegnava Nathan Never (ne parlo QUI) e Legs ha avuto un'evoluzione pazzesca, ha disegnato per la Marvel e opere nate per il mercato francese come Morgana e Cutting Edge gli hanno conferito una padronanza di colori e tagli di sequenze in cui fa sfoggio in "Frontera!". Sono proprio i disegni che coinvolgono il lettore in maniera totale, l'onesta storia di Mauro Boselli ne guadagna parecchio, dopotutto in 48 pagine effettive la vicenda narrata non può essere troppo complessa: una donna libera un Tex imprigionato affinché la aiuti a compiere la propria vendetta ai danni di un ranger corrotto. Mario Alberti ci regala con tavole evocative un Tex Willer di grande presenza scenica e fondali eccelsi oltre a un Kit Carson dalle parvenze addirittura quasi giovanili.

Spero vivamente che altri grandi artisti si avvicendino in questa collana, magari anche disegnatori che sono già passati per i texoni.
Se siete amici di Tarantino mandategli un messaggio, che si legga "Frontera!" che ha ritmo, stile e azione, perché con Hateful Eght stavo prendendo sonno. Io intanto recupero gli altri volumi de "Tex romanzi a fumetti".

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Altri volumi di questa collana:
  • L'eroe e la leggenda - Paolo Eleuteri Serpieri   (ne parlo QUI)
  • Painted desert - Mauro Boselli & Angelo Stano

lunedì 22 agosto 2016

Strukul versa il sangue dei baroni (e degli sboroni)

Il sangue dei baroni - Matteo Strukul

Finalmente il romanzo che aspettavo da tempo da Strukul


"Ebbe un moto di disgusto alla vista di quel volto sbranato, dai capillari scoppiati, dalle chiazze di sangue rappreso. I lividi erano macchie infami di una dignità che lui aveva strappato. Il dono maledetto della cieca furia di un uomo."
[Il sangue dei baroni - M. Strukul]
 
Essendo padovano anch'io come Matteo Strukul mi sono sempre sentito in dovere di leggere le sue opere, per fortuna contenuti e stile sono sulla mia stessa lunghezza d'onda. Autore versatile dalla prosa sorprendente, ottimo promotore di se stesso, a differenza di altri scrittori italiani, sa come ingraziarsi la carta stampata e i colleghi, che di rimando spingono volentieri le sue opere. Sui social si muove a proprio agio esaltando o stroncando film, libri e serie tv, io pur non essendo un esaltatore e tenendomi lontano dall'idea di vedere tutto o bianco o nero apprezzo chi prende posizioni.

Veniamo alle sue opere, i primi suoi romanzi che ho letto sono stati i tre di Mila Zago, la cazzuta ragazza coi dreadlocks rossi che tra katane e pistole fa un macello, storie semplici e ricche d'azione, veloci, puro intrattenimento e spasso per il lettore. Una lettura leggera e piacevole. Viene poi "La giostra dei fiori spezzati" per una Mondadori che non lo promuove come fa con altri autori (se lo avesse fatto avremmo già un seguito mi sa, e/o e Multiplayer invece hanno fatto un lavoro magnifico a riguardo pur essendo realtà editoriali ben più piccole). Questo primo thriller storico ci porta in una caccia al serial killer ambientata alla fine del 1800 a Padova. Questa storia è stata croce e delizia per me, l'ambientazione patavina, ricreata in maniera magnifica, mi ha proprio esaltato così come il personaggio simil Sherlockiano di Alexander Weisz. Purtroppo ho trovato le parti storiche piuttosto slegate da quelle avventurose quasi a voler sfoggiare a forza tutte le ricerche che l'autore avrà fatto (tante e si vede) sulla Padova di quel periodo. Una sfaccettatura del finale poi... è inaccettabile anche per un bambino di otto anni. Sta di fatto che vorrei rivedere nuovamente tali protagonisti all'opera. "I cavalieri del nord" porta Strukul a fare l'ennesimo salto di qualità, qui le parti storiche e romanzate sono perfettamente amalgamate e la prosa raggiunge livelli d'eccellenza che mi ha costretto a rileggere più volte alcuni passaggi tanta era la classe con cui sono scelte parole e costruite le frasi, muscoli letterari belli gonfi e lucidi. Tutto perfetto? Purtroppo no, forse complice un argomento e un'ambientazione che non mi danno grandi emozioni la storia l'ho digerita poco, senza divorare come al solito il romanzo di turno spinto dal "vediamo che succede". Per il mio gusto la noia era dietro l'angolo, sono in controtendenza da quello che leggo in giro, mea culpa, inoltre la conclusione non risolutiva, come fosse la prima parte di una trilogia (e i protagonisti si presterebbero bene a questo), non aiuta il mio giudizio.

Arriviamo dunque a "Il sangue dei baroni" e qui amici ci siamo, l'evoluzione narrativa è completa, tutte le eventuali mancanze dei precedenti romanzi sono state colmate, via gli orpelli inutili, le ambientazioni storiche ambiziose, qui abbiamo semplicità e schiettezza al servizio di una Padova contemporanea. La migliore opera di Matteo Strukul è servita.
La storia: libera università di Padova, Daniele Capovilla è appena stato silurato per il ruolo di ricercatore a favore della figlia del preside della facoltà di Giurisprudenza, questo darà il via a un escalation di eventi di cui tutti perderanno il controllo e in cui gli innocenti non esistono e una dura punizione non si lesina a nessuno.
Ci troviamo di fronte a 270 pagine senza fronzoli, con personaggi ben caratterizzati, tosti, stolti, psicopatici, nobili, criminali, troie, di tutti i generi possibili per una vicenda che dopo una ventina di pagine non puoi già più mollare. Sangue, sparatorie, giochi di potere, tradimenti, sesso, non manca niente. Un romanzo pulp, un noir dove nulla è lasciato al caso, la scrittura è meno pomposa ma più graffiante, secca, spietata, parole come schizzi di sangue che arrivano sul muso del lettore senza preavviso. All'inizio della lettura mi venivano in mente le opere di Piketts ma è durata poco, ben presto se dovevo pensare a chi paragonare stile e situazioni pensavo subito a Victor Gischler.
Strukul parla senza peli sulla lingue dell'ambiente accademico del quale nella pagine del romanzo fa una critica spietata, feroce, e gran poco velata. Una critica da parte di uno che è laureato in giurisprudenza a Padova e ha conseguito un dottorato di ricerca a Venezia in diritto europeo, uno che scrive con cognizione di causa che mi ha dato parecchio da pensare a vittime, carnefici, e ha cosa ha visto e vissuto lui personalmente.

Un romanzo davvero consigliato.

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"Cero che funziona così! Come dovrebbe funzionare, scusa? Ti sei dimenticato come sei diventato dottorando di ricerca tu?" dice lo spietato preside Carlo Alberto De Marchi. 

mercoledì 17 agosto 2016

Sangue e ghiaccio (e Lovecraft)

Sangue e ghiaccio - di Tito Faraci & Pasquale Frisenda

Le storie Bonelli n.47, un vero e proprio colpo di fulmine


La collana "Le storie" è un'ottima trovata per portare in edicola storie autoconclusive difficilmente piazzabili altrimenti nei piani editoriali Bonelli. Il lato positivo è che in una collana senza continuità narrativa tutte le opere proposte devono essere di qualità per tenere alto l'interesse dei lettori. Come contropartita però, la varietà di generi trattati (dallo storico alla fantascienza) non sono tutti di ovvio gradimento da parte degli abituali fruitori degli albi Bonelli. Sta di fatto che tante perle sono state pubblicate finora. "Sangue e ghiaccio" è tra queste.

La storia. Le truppe napoleoniche si stanno ritirando stanche e demotivate dalla fallimentare campagna di Russia. Un manipolo di uomini tutt'altro che sprovveduti si trovano a lottare per sopravvivere, tra un clima ostile e nemici pronti a braccarli. Oltre che contro anche qualcosa di più grande di loro, il male infatti è in agguato, e molto in stile H.P. Lovecraft.

© SBE - Faraci & Frisenda
Dal canto mio, sebbene alcuni fumetti storici  mi attirino, ammetto di aver preso il volume solo perché attratto dagli splendidi disegni di Pasquale Frisenda (vari albi di Ken Parker e Magico Vento) che io ricordo con grande ammirazione dal Texone n.23 "Patagonia", una bomba, e io non sono un grande amante di Tex. Qui i disegni di Frisenda sono una cosa pazzesca, il bianco e nero con spruzzate qua e là di rosso sono davvero d'atmosfera. Tuttavia spero vivamente quest'albo finisca in un'edizione cartonata a colori, senza accoppiare la storia con altre come hanno già fatto con altri volumi da libreria derivati da "Le storie".

© SBE - Faraci & Frisenda
Insomma, l'ho preso solo per i disegni poco fiducioso per una storia che nelle 116 pagine del volume dubitavo  potesse darmi qualcosa più che la tragedia umana di una triste pagina di storia (senza nulla togliere a Tito Faraci, autore con un curriculum da paura). Ah, com'è bello sbagliarsi a volte, la vicenda narrata mi ha stupito, l'avventura parte lenta ma poi le cose si fanno intricate e spiazzanti, ci si aspetta una cosa e ne arriva un'altra, dalle pagine traspare oltre che il freddo anche la disperazione dei protagonisti, una sconvolgente spirale di pazzia e angoscia. Fino a poche manciate di pagine dalla conclusione ci si chiede come si possano tirare le fila della storia, invece il finale è un vero colpo di genio e di classe, forse non digeribile da tutti i lettori meno elastici o più attempati, ma a mio avviso azzeccato al massimo.

Davvero una piacevole sorpresa, autori in grandissima forma, per 3,80€ difficile trovare un albo migliore di questo.
 

martedì 16 agosto 2016

Joe R. Lansdale è Batman

La lunga strada della vendetta - Joe R. Lansdale

Un romanzo su Batman. Serve aggiungere altro?


"Batman fece un passo avanti. Le ombre si ammassarono ai suoi piedi e attorno al suo viso come un sudario. Il suo mantello volteggiava nella brezza come un brandello vivente di tenebra."
[La lunga strada della vendetta - J.R. Lansdale]
 .
Abbiamo forse il punto d'incontro tra appassionati di fumetti e chi legge solo romanzi e pensa che la nona arte sia sterco? Figuriamoci, le teste di cazzo hanno degli ideali ferrei.
Qui abbiamo soltanto un buon romanzo che ha come protagonista il più tosto dei supereroi, abbiamo solo l'autore contemporaneo più figo che ci sia con uno dei suoi pulp e macabri thriller facendoci vedere da vicino il cavaliere oscuro. Ah, scusate se è poco.

"La lunga strada della vendetta" (250 pp. edizioni BD, romanzo del 1991 ma arrivato da noi nel 2007), ha una storia semplice ma efficace: una Thunderbird nera come il peccato, che sembra uscita dritta dall'inferno, semina morte, distruzione e terrore. Su di essa indaga nientemeno che Batman. Stop, dire altro a cosa serve?

Lansdale (QUI le sue opere disponibili) è forse il mio autore preferito, irriverente e sboccato, re delle metafore ardite. Dopo averlo letto mi viene voglia di mettermi in coda alle poste, aspettare il mio turno e appena lo scortese e incompetente addetto allo sportello dimostra indolenza apostrofarlo con una delle nobili frasi dei libri di Lansdale. Frasi come sberle sul muso. Potete scegliere a caso un'opera dell'autore texano e non ne rimarrete senz'altro delusi, la sua prosa è quanto di meglio possa leggere un essere umano con un po' di sale in zucca.

Come unico difetto abbiamo lo stesso Lansdale che sembra leggermente col freno a mano tirato, forse anche lui in soggezione dall'alter ego di Bruce Wayne, o forse per necessità contrattuali e il terget dell'opera. Le sconcezze sono infatti bandite (ma non l'efferatezza e lo splatter) ma come contropartita incanala tutta la sua capacità di creare ardite similitudini a conferire all'opera un tono epico ed evocativo. Le parti in cui entra in scena Batman sono da brividi, sono quelle che avremo sempre voluto leggere riguardo al pipistrello di Gotham.

Opera memorabile? No, una buona storia, ben narrata, che io sappia è l'unico romanzo di Batman tradotto in italiano, per gli amanti del cavaliere oscuro o di Lansdale è un'opera imprescindibile, per tutti gli altri è soltanto caldamente consigliata.

Una foto pubblicata da Michele Botton (@michele_botton) in data:


Altre mie recensioni su opere di Joe R. Lansdale:
"Prese la forma di una chiazza di notte che si spostava verso la luce. Avvertì il sibilo di un mantello che veniva spostato, poi vide un demone oscuro con le orecchie appuntite. Il demone continuò a muoversi e lei capì che si trattava di un uomo. E improvvisamente seppe chi era."
[La lunga strada della vendetta - J.R. Lansdale]