lunedì 29 agosto 2016

Julia 2002 - Azione ed espiazione - (parte seconda)

Azione ed espiazione

Retrospettiva fumetti: Julia n. 46,47,48,49,50,51 (2002)


 
Seconda parte degli albi dedicati al 2002 che si conferma la migliore annata tra quelle finora prese in esame. Il livello medio è molto alto e le storie mai ripetitive, forse, unico neo, comincia a sentirsi il bisogno di introdurre nuovi personaggi o far evolvere ulteriormente quelli già presenti.

la splendida cover del n.50 di Marco Soldi © SBE
E via col n.46 "La morte è femmina", Berardi & Calza ai testi con ai disegni il debutto di Ernesto Michelazzo che diventerà uno delle colonne di Julia dopo vari albi di Nathan Never e Agenzia Alfa.Una donna lascia una scia di omicidi alle proprie spalle, Julia e Webb durante le indagini si spingono fino in florida a Vero Beach dove scopriranno che è spinta da sete di vendetta. La storia è un omaggio e si rifà, con grande maestria, al classico di Cornell Woolrich (di cui ho già parlato QUI) "Appuntamenti in nero" (la recensione QUI).
Spassose le scene in cui Julia mette in imbarazzo Webb suggerendogli che dovrebbe invitarla a cena o quando Emily per curare la Kendall malata le fa degli impacchi di cipolla che non le lasceranno un gradevole profumo addosso.
Canzone dell'albo è "Wicked Game" di Chris Isaak.

Nel n.47 "Sangue nella stanza n.3" un giovane si sveglia con i postumi di una sbronza, con una ragazza morta al fianco e viene arrestato per omicidio. Tutto così semplice? Ovviamente no. Ci sono di mezzo un padre adottivo fin troppo zelante, un fidanzato tossico e un albergatore che fa lo gnorri. Berardi & De Nardo, con ai disegni il trittico Zuccheri, Boraley e Piccioni imbastiscono una storia parecchio incasinata in cui il lettore non riesce a farsi un'idea del colpevole fino all'ultimo.
Una vicenda personale di Julia si interseca con l'indagine, la criminologa infatti investe un giovane con l'auto mandandolo di filato in ospedale. La Kendall si invaghisce del giovane ma è titubante per la differenza di età e questo le crea una marea di paranoie (anche nei confronti di persone che non dovrebbero contare un cazzo come Emily), manco fosse una vecchia cougar! Finirà male ancora prima di iniziare (e per fortuna, è uno sfigato da paura lui, ma si sa che lei ha un debole per i casi umani) perché lui vuole solo truffare l'assicurazione. Julia finirà per chiamare Webb per farsi consolare... mah...
Il libro citato è un volume di poesie che Julia regala al giovane (regalare libri di poesie? Manco nell'800 dai!) di Raymond Carver "Per favore non facciamo gli eroi".

"E, invece, tornano i pensieri. Cosa sarebbe successo se Joe fosse entrato nella mia vita? Quale sarebbe stata la reazione di Emily? Cosa avrebbe detto la nonna, se lui si fosse stabilito in casa?"
[Julia nel n.47]

la splendida Julia di ENIO © SBE
Il n.48 "L'uomo di Buenos Aires" è il più atipico della sestina, Berardi e Mantero (con ai disegni Enio) sembra quasi creino una storia completamente avulsa dalla collana dell'indagatrice dell'animo e che l'abbiano convertita a essa in un secondo momento. L'indagine di Webb e Julia infatti è marginale, e molto, alla vicenda, questo tuttavia non è una cosa negativa, anzi, la storia è parecchio interessante della sua originalità.
Durante il colpo di stato in Argentina, negli anni '70, un bambino resta orfano a causa dei soprusi perpetrati dai militari. Una volta divenuto adulto e intrapresa la nobile carriera del killer decide di cercare e punire col piombo i carnefici dei genitori, uno dei quali vive a Garden City.
Julia alle prese con il soffitto che imbarca acqua chiama Leo per un consiglio visto che tutte le ditte interpellate vogliono spennarla, per non dire altro, la schermaglia al telefono tra i due nasconde forse un po' di verità: 
Julia - Leo! Sei tornato?
Leo - Come potevo restare lontano dalla mia principessa? 
Julia - Le tue principesse hanno tutte la pelle scura! 
Leo - Allora tu sei la mia regina!

L'albo n.49 "L'incubo della porta accanto" Berardi & Calza con Jannì creano una storia che ha una preparazione davvero lunga, bisogna attendere le ultime trenta pagine perché ci venga rivelata qual è la "storia del mese". Julia stringe amicizia con uno psichiatra che ha in cura un ex alcolista vittima di allucinazioni che tenterà pure di strangolare la criminologa.
Julia è attratta dal collega ma finirà per riflettere sul fatto di portare sfiga quando questo viene ucciso, la sindrome di Jessica Fletcher (la signora in giallo) che dove va scappa il morto si avvicina?
Numero ricco di retroscena per i nostri protagonisti: Webb si presenta con una pseudo-ragazza svampita e tettona e Julia è palesemente gelosa, forse per questo finisce per essere attratta dallo scialbo psichiatra e tuttavia non sprecare troppe lacrime quando questo muore. Dal lato suo Webb quando telefona a Julia finisce per disegnarla sui foglietti della scrivania. 
Libri: "Un entomologo nel metrò" di Marc Augé, "Angelo nero" di Cornell Woolrich (non mai mai!).  

dal n. 50 © SBE & Thomas Campi
Nel n.50 "Una donna a pezzi", segna il debutto in solitario nella serie del disegnatore Thoman Campi su testi di Berardi & Mantero, con una Julia con mascella più squadrata e sopracciglia più folte che fa rendono più giovanile.
Accidentalmente in un fiume viene rinvenuto il cadavere di una donna privato di molti organi. L'indagine è tortuosa fin dall'inizio, la donna è una clandestina senza fissa dimora, il tutto porta a un traffico di organi di cui Julia, aiutata da Baxter, rischia grosso per smascherarli, manca poco infatti che le tolgano un rene.
Gran ritmo con una storia con equilibri perfetto tra indagine poliziesca e azione. Splendida la copertina di Marco Soldi, la migliore di questo semestre.

la Julia di Giorgio Trevisan © SBE
la Julia di Giorgio Trevisan © SBE
Ultimo ma non ultimo il n.50 "Rosso Natale" torna ai disegni Giorgio Trevisan, che classe! Devo ammettere che sebbene non senta il suo tratto appropriato alla collana questo numero è davvero pazzesco, dopo "Se le montagne muoiono" n.8 (ne parlo QUI) e "Nel paese di Alice" n.30 (ne parlo QUI) stavolta si supera. Complici le atmosfere natalizie con una Garden City innevata ci regala un albo con immagini talmente evocative da togliere il fiato, con una cura dei protagonisti e di Julia in particolare addirittura superiore agli albi precedenti.
La storia, seppure buona (e manco a dirlo intrisa di spirito natalizio) giocoforza passa in secondo piano, mi sono trovato più volte ad ammirare i disegni dimentico di chiedermi come andranno a finire le indagini. Tre individui travestiti da Babbo Natale compiono delle rapine e Julia inizia a bazzicare una agenzia di lavoro interinale che fornisce appunto Babbi Natale. 
Di contorno l'organizzazione del cenone natalizio in casa Kendall con tutti gli amici tranne Leo col quale ha una cena privata assieme alla fidanzata di turno dell'investigatore che come prevedibile risveglia pensieri contrastanti nell'animo della criminologa.
Canzoni e libri a tema: "Happy Xmas (war is over)" di John Lennon e "Canto di Natale" di Dickens

Eccoci giunti alla fine, la serie tiene bene e il parco disegnatori è di livello. Ci lascia qualche beneficio del dubbio? Al momento no, i retroscena sui protagonisti non mancano, se vogliamo trovare un neo le loro evoluzioni latitano, ma del resto abbiamo appena detto che le storie sono al top perciò è anche giusto pazientare. Al prossimo mese i primi sei numeri del 2003 e forse la retrospettiva sui primi cinque almanacchi del giallo con le storie della Julia-giovincella.

mercoledì 24 agosto 2016

"Frontera", il miglior Tex a colori di sempre

Tex "Frontera" - di Mauro Boselli e Mario Alberti

Finalmente un vero volume da collezione di Tex


Sono anni che non leggo più tanto spesso Tex, l'ho letto molto da ragazzo, assieme a Zagor mi ha accompagnato nel mondo dei fumetti e poi ho subito l'attrattiva di eroi meno perfetti come Mister No, e storie horror o fantascientifiche come Dylan Dog e Nathan Never nonché il fascino di manga e comics americani. Il western classico è rimasto genere da sporadiche letture e qualche film.

Dopo essere uscito in edicola è stato da poco ridistribuito in libreria e non me lo sono lasciato scappare, finalmente un volume coi controcazzi per Tex. La collana Tex romanzi a fumetti infatti è composta da cartonati da 52 pagine in formato 22,5cm per 30,5cm interamente a colori (in stile albi francesi per intenderci) a prezzo popolare disegnati da grandi autori. Ora mi direte che pure i texoni hanno il meglio dei disegnatori sulla piazza, prezzo basso e in più 240 pagine. E' vero solo in parte, alcuni texoni sono capolavori ma il formato proposto non è altro che un Tex mensile più grande e con più pagine, la suddivisione delle vignette è identico alla collana mensile solo ingrandito e la qualità della carta è la medesima. I "Tex romanzi a fumetti" invece rendono appieno l'idea di un prodotto elitario e di qualità, la disposizione delle vignette è complessa e i colori e la carta sono anni luce avanti rispetto per esempio ai Color Tex. Pe me hanno centrato il bersaglio alla grande.

© Mario Alverti & Sergio Bonelli Editore
Ai disegni inoltre hanno chiamato per questo volume Mario Alberti, artista che dai tempi in cui disegnava Nathan Never (ne parlo QUI) e Legs ha avuto un'evoluzione pazzesca, ha disegnato per la Marvel e opere nate per il mercato francese come Morgana e Cutting Edge gli hanno conferito una padronanza di colori e tagli di sequenze in cui fa sfoggio in "Frontera!". Sono proprio i disegni che coinvolgono il lettore in maniera totale, l'onesta storia di Mauro Boselli ne guadagna parecchio, dopotutto in 48 pagine effettive la vicenda narrata non può essere troppo complessa: una donna libera un Tex imprigionato affinché la aiuti a compiere la propria vendetta ai danni di un ranger corrotto. Mario Alberti ci regala con tavole evocative un Tex Willer di grande presenza scenica e fondali eccelsi oltre a un Kit Carson dalle parvenze addirittura quasi giovanili.

Spero vivamente che altri grandi artisti si avvicendino in questa collana, magari anche disegnatori che sono già passati per i texoni.
Se siete amici di Tarantino mandategli un messaggio, che si legga "Frontera!" che ha ritmo, stile e azione, perché con Hateful Eght stavo prendendo sonno. Io intanto recupero gli altri volumi de "Tex romanzi a fumetti".

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Altri volumi di questa collana:
  • L'eroe e la leggenda - Paolo Eleuteri Serpieri   (ne parlo QUI)
  • Painted desert - Mauro Boselli & Angelo Stano

lunedì 22 agosto 2016

Strukul versa il sangue dei baroni (e degli sboroni)

Il sangue dei baroni - Matteo Strukul

Finalmente il romanzo che aspettavo da tempo da Strukul


"Ebbe un moto di disgusto alla vista di quel volto sbranato, dai capillari scoppiati, dalle chiazze di sangue rappreso. I lividi erano macchie infami di una dignità che lui aveva strappato. Il dono maledetto della cieca furia di un uomo."
[Il sangue dei baroni - M. Strukul]
 
Essendo padovano anch'io come Matteo Strukul mi sono sempre sentito in dovere di leggere le sue opere, per fortuna contenuti e stile sono sulla mia stessa lunghezza d'onda. Autore versatile dalla prosa sorprendente, ottimo promotore di se stesso, a differenza di altri scrittori italiani, sa come ingraziarsi la carta stampata e i colleghi, che di rimando spingono volentieri le sue opere. Sui social si muove a proprio agio esaltando o stroncando film, libri e serie tv, io pur non essendo un esaltatore e tenendomi lontano dall'idea di vedere tutto o bianco o nero apprezzo chi prende posizioni.

Veniamo alle sue opere, i primi suoi romanzi che ho letto sono stati i tre di Mila Zago, la cazzuta ragazza coi dreadlocks rossi che tra katane e pistole fa un macello, storie semplici e ricche d'azione, veloci, puro intrattenimento e spasso per il lettore. Una lettura leggera e piacevole. Viene poi "La giostra dei fiori spezzati" per una Mondadori che non lo promuove come fa con altri autori (se lo avesse fatto avremmo già un seguito mi sa, e/o e Multiplayer invece hanno fatto un lavoro magnifico a riguardo pur essendo realtà editoriali ben più piccole). Questo primo thriller storico ci porta in una caccia al serial killer ambientata alla fine del 1800 a Padova. Questa storia è stata croce e delizia per me, l'ambientazione patavina, ricreata in maniera magnifica, mi ha proprio esaltato così come il personaggio simil Sherlockiano di Alexander Weisz. Purtroppo ho trovato le parti storiche piuttosto slegate da quelle avventurose quasi a voler sfoggiare a forza tutte le ricerche che l'autore avrà fatto (tante e si vede) sulla Padova di quel periodo. Una sfaccettatura del finale poi... è inaccettabile anche per un bambino di otto anni. Sta di fatto che vorrei rivedere nuovamente tali protagonisti all'opera. "I cavalieri del nord" porta Strukul a fare l'ennesimo salto di qualità, qui le parti storiche e romanzate sono perfettamente amalgamate e la prosa raggiunge livelli d'eccellenza che mi ha costretto a rileggere più volte alcuni passaggi tanta era la classe con cui sono scelte parole e costruite le frasi, muscoli letterari belli gonfi e lucidi. Tutto perfetto? Purtroppo no, forse complice un argomento e un'ambientazione che non mi danno grandi emozioni la storia l'ho digerita poco, senza divorare come al solito il romanzo di turno spinto dal "vediamo che succede". Per il mio gusto la noia era dietro l'angolo, sono in controtendenza da quello che leggo in giro, mea culpa, inoltre la conclusione non risolutiva, come fosse la prima parte di una trilogia (e i protagonisti si presterebbero bene a questo), non aiuta il mio giudizio.

Arriviamo dunque a "Il sangue dei baroni" e qui amici ci siamo, l'evoluzione narrativa è completa, tutte le eventuali mancanze dei precedenti romanzi sono state colmate, via gli orpelli inutili, le ambientazioni storiche ambiziose, qui abbiamo semplicità e schiettezza al servizio di una Padova contemporanea. La migliore opera di Matteo Strukul è servita.
La storia: libera università di Padova, Daniele Capovilla è appena stato silurato per il ruolo di ricercatore a favore della figlia del preside della facoltà di Giurisprudenza, questo darà il via a un escalation di eventi di cui tutti perderanno il controllo e in cui gli innocenti non esistono e una dura punizione non si lesina a nessuno.
Ci troviamo di fronte a 270 pagine senza fronzoli, con personaggi ben caratterizzati, tosti, stolti, psicopatici, nobili, criminali, troie, di tutti i generi possibili per una vicenda che dopo una ventina di pagine non puoi già più mollare. Sangue, sparatorie, giochi di potere, tradimenti, sesso, non manca niente. Un romanzo pulp, un noir dove nulla è lasciato al caso, la scrittura è meno pomposa ma più graffiante, secca, spietata, parole come schizzi di sangue che arrivano sul muso del lettore senza preavviso. All'inizio della lettura mi venivano in mente le opere di Piketts ma è durata poco, ben presto se dovevo pensare a chi paragonare stile e situazioni pensavo subito a Victor Gischler.
Strukul parla senza peli sulla lingue dell'ambiente accademico del quale nella pagine del romanzo fa una critica spietata, feroce, e gran poco velata. Una critica da parte di uno che è laureato in giurisprudenza a Padova e ha conseguito un dottorato di ricerca a Venezia in diritto europeo, uno che scrive con cognizione di causa che mi ha dato parecchio da pensare a vittime, carnefici, e ha cosa ha visto e vissuto lui personalmente.

Un romanzo davvero consigliato.

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"Cero che funziona così! Come dovrebbe funzionare, scusa? Ti sei dimenticato come sei diventato dottorando di ricerca tu?" dice lo spietato preside Carlo Alberto De Marchi. 

mercoledì 17 agosto 2016

Sangue e ghiaccio (e Lovecraft)

Sangue e ghiaccio - di Tito Faraci & Pasquale Frisenda

Le storie Bonelli n.47, un vero e proprio colpo di fulmine


La collana "Le storie" è un'ottima trovata per portare in edicola storie autoconclusive difficilmente piazzabili altrimenti nei piani editoriali Bonelli. Il lato positivo è che in una collana senza continuità narrativa tutte le opere proposte devono essere di qualità per tenere alto l'interesse dei lettori. Come contropartita però, la varietà di generi trattati (dallo storico alla fantascienza) non sono tutti di ovvio gradimento da parte degli abituali fruitori degli albi Bonelli. Sta di fatto che tante perle sono state pubblicate finora. "Sangue e ghiaccio" è tra queste.

La storia. Le truppe napoleoniche si stanno ritirando stanche e demotivate dalla fallimentare campagna di Russia. Un manipolo di uomini tutt'altro che sprovveduti si trovano a lottare per sopravvivere, tra un clima ostile e nemici pronti a braccarli. Oltre che contro anche qualcosa di più grande di loro, il male infatti è in agguato, e molto in stile H.P. Lovecraft.

© SBE - Faraci & Frisenda
Dal canto mio, sebbene alcuni fumetti storici  mi attirino, ammetto di aver preso il volume solo perché attratto dagli splendidi disegni di Pasquale Frisenda (vari albi di Ken Parker e Magico Vento) che io ricordo con grande ammirazione dal Texone n.23 "Patagonia", una bomba, e io non sono un grande amante di Tex. Qui i disegni di Frisenda sono una cosa pazzesca, il bianco e nero con spruzzate qua e là di rosso sono davvero d'atmosfera. Tuttavia spero vivamente quest'albo finisca in un'edizione cartonata a colori, senza accoppiare la storia con altre come hanno già fatto con altri volumi da libreria derivati da "Le storie".

© SBE - Faraci & Frisenda
Insomma, l'ho preso solo per i disegni poco fiducioso per una storia che nelle 116 pagine del volume dubitavo  potesse darmi qualcosa più che la tragedia umana di una triste pagina di storia (senza nulla togliere a Tito Faraci, autore con un curriculum da paura). Ah, com'è bello sbagliarsi a volte, la vicenda narrata mi ha stupito, l'avventura parte lenta ma poi le cose si fanno intricate e spiazzanti, ci si aspetta una cosa e ne arriva un'altra, dalle pagine traspare oltre che il freddo anche la disperazione dei protagonisti, una sconvolgente spirale di pazzia e angoscia. Fino a poche manciate di pagine dalla conclusione ci si chiede come si possano tirare le fila della storia, invece il finale è un vero colpo di genio e di classe, forse non digeribile da tutti i lettori meno elastici o più attempati, ma a mio avviso azzeccato al massimo.

Davvero una piacevole sorpresa, autori in grandissima forma, per 3,80€ difficile trovare un albo migliore di questo.
 

martedì 16 agosto 2016

Joe R. Lansdale è Batman

La lunga strada della vendetta - Joe R. Lansdale

Un romanzo su Batman. Serve aggiungere altro?


"Batman fece un passo avanti. Le ombre si ammassarono ai suoi piedi e attorno al suo viso come un sudario. Il suo mantello volteggiava nella brezza come un brandello vivente di tenebra."
[La lunga strada della vendetta - J.R. Lansdale]
 .
Abbiamo forse il punto d'incontro tra appassionati di fumetti e chi legge solo romanzi e pensa che la nona arte sia sterco? Figuriamoci, le teste di cazzo hanno degli ideali ferrei.
Qui abbiamo soltanto un buon romanzo che ha come protagonista il più tosto dei supereroi, abbiamo solo l'autore contemporaneo più figo che ci sia con uno dei suoi pulp e macabri thriller facendoci vedere da vicino il cavaliere oscuro. Ah, scusate se è poco.

"La lunga strada della vendetta" (250 pp. edizioni BD, romanzo del 1991 ma arrivato da noi nel 2007), ha una storia semplice ma efficace: una Thunderbird nera come il peccato, che sembra uscita dritta dall'inferno, semina morte, distruzione e terrore. Su di essa indaga nientemeno che Batman. Stop, dire altro a cosa serve?

Lansdale (QUI le sue opere disponibili) è forse il mio autore preferito, irriverente e sboccato, re delle metafore ardite. Dopo averlo letto mi viene voglia di mettermi in coda alle poste, aspettare il mio turno e appena lo scortese e incompetente addetto allo sportello dimostra indolenza apostrofarlo con una delle nobili frasi dei libri di Lansdale. Frasi come sberle sul muso. Potete scegliere a caso un'opera dell'autore texano e non ne rimarrete senz'altro delusi, la sua prosa è quanto di meglio possa leggere un essere umano con un po' di sale in zucca.

Come unico difetto abbiamo lo stesso Lansdale che sembra leggermente col freno a mano tirato, forse anche lui in soggezione dall'alter ego di Bruce Wayne, o forse per necessità contrattuali e il terget dell'opera. Le sconcezze sono infatti bandite (ma non l'efferatezza e lo splatter) ma come contropartita incanala tutta la sua capacità di creare ardite similitudini a conferire all'opera un tono epico ed evocativo. Le parti in cui entra in scena Batman sono da brividi, sono quelle che avremo sempre voluto leggere riguardo al pipistrello di Gotham.

Opera memorabile? No, una buona storia, ben narrata, che io sappia è l'unico romanzo di Batman tradotto in italiano, per gli amanti del cavaliere oscuro o di Lansdale è un'opera imprescindibile, per tutti gli altri è soltanto caldamente consigliata.

Una foto pubblicata da Michele Botton (@michele_botton) in data:


Altre mie recensioni su opere di Joe R. Lansdale:
"Prese la forma di una chiazza di notte che si spostava verso la luce. Avvertì il sibilo di un mantello che veniva spostato, poi vide un demone oscuro con le orecchie appuntite. Il demone continuò a muoversi e lei capì che si trattava di un uomo. E improvvisamente seppe chi era."
[La lunga strada della vendetta - J.R. Lansdale]

martedì 9 agosto 2016

Astrogamma, l'Ultraman di LRNZ

Astrogamma - LRNZ 

Insetti giganti che attaccano Roma anziché Tokyo!


La prima cosa che salta all'occhio prendendo in mano il volume è la copertina con immagine tridimensionale, che gli addetti ai lavori chiamano copertina lenticolare in 5 frame. In ogni caso una figata. Ci risiamo, dopo Golem (QUI la recensione) un altro volume dove LRNZ e la Bao Publishing mostrano tutti i muscoli e lo stile possibile nel confezionare graphic novel, il che non può che farmi piacere.

Insetti giganti invadono le città, ma giganti davvero, blatte grandi come elefanti, scarabei simil-godzilla, e ovviamente fanno strage di umani. In questo bel casino si muovono tre ragazzi: Uria, il bullo motociclista, Bea, la  bella del bullo, e Davide, l'amico/fratello minore, degli altri due. Sarà Davide a ricevere straordinari poteri che lo faranno affrontare gli spietati mostri.

Astrogamma è l'ennesima sintesi di un artista e delle sue passioni, punto di forza a mio avviso, sempre che sia punto di partenza e non di arrivo. Da buon appassionato di anime/manga e retrogaming Lorenzo Ceccotti non ci fa mancare niente: ci sono i bulli motociclisti alla Akira di Otomo, i mostri giganti figli di Ultraman e Megaloman (per i nostalgici) o dei Power Rangers (per i più giovani) combattuti a suon di calci e pugni dall'eroe divenuto anch'esso gigante come tradizione vuole; c'è persino il sonic boom di Guile di Street Fighter lanciato pari pari dall'eroe della storia verso lo scarafaggio gigante.

Che dire? Spettacolo puro! ©LRNZ & Bao Publishing
Astrogamma è azione e frenesia, i dialoghi ridotti spesso all'osso (ai quali ha collaborato Alessandro Caroni) aggiungono poco a una storia che dobbiamo prendere per buona senza porci troppi quesiti, visivamente potente con mostri imponenti e scene evocative. Credo Astrogamma sia per chi ha amato da piccolo Ultraman/Megaloman e affini il corrispettivo di quello che è Kill Bill di Tarantino per chi ha amato i film di arti marziali di Hong Kong degli anni '70.

Inevitabile forse il confronto con l'opera precedente di LRNZ, ovvero Golem, e già qui c'è un errore a cui bisogna prestare attenzione, Astrogamma è stato pubblicato dopo dalla Bao ma è antecedente a Golem, la storia più semplice e lineare, il disegno è più acerbo, i toni di grigio usati sono funzionali alla storia narrata, anche se avrei preferito più bianchi e nero semplici a un uso smodato di grigi riempitivi, ma è il mio gusto personale. Se graficamente siamo indietro rispetto all'opera di maggior successo dell'autore a livello narrativo niente da dire, anzi, senza essere distratti da fronzoli stilistici rimaniamo subito risucchiati nella storia.

Unica nota negativa a mio avviso il prezzo del volume e qui sì che lo confronto con Golem, 23€ per 160 pagine in carta grossa ma che ti lascia un po' di nero sulle dita, per una graphic novel in b/n per quanto figa sia la copertina (per quei soldi la vorrei cartonata, ho la fissa per le copertine cartonate lo so), contro 25€ per 280 pagine a colori di Golem... Qualche euro in meno (vabbé che basta sfruttare il -25% che la Bao fa a fine agosto/inizio settembre) non sarebbe stato male perché così puzza un po' da voglia di far cassa in seguito al traino del buon successo di Golem.

In definitiva una lettura davvero consigliata, piacevole, schietta, di grande impatto visivo.

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giovedì 4 agosto 2016

Bentornato Brendon, vecchio amico

Speciale Brendon & Morgan Lost

Ma quanto figo è 'sto guerriero onassiano che gironzola ammazzando gente?


Mi ero ripromesso di non parlare di cose troppo attuali o di volumi singoli della Bonelli, sennò mi ritrovo in una spirale che mi riempie il blog e non mi lascia spazio. Sta di fatto che l'attesa per il ritorno di Brendon era tanta ed era un pezzo che volevo disquisire un po' su di lui e su Morgan Lost.
Lo speciale n.13 di Brendon "La mappa delle stelle" esce a due anni dal numero 100 nonché ultimo della serie regolare del cavaliere di ventura, sembra già una vita fa. Una storia frenetica che esalta, deprime, per un paio di frangenti delude (forse l'hype attorno all'albo era troppo alta) ma che non lesina emozioni, questo no. Ma andiamo con ordine.

I personaggi sono ben diversi e lontani (almeno fisicamente) per quanto riguarda mondi e tempo, entrambi figli del periodo e delle tendenze in cui sono nati. Brendon esce nel '98, incombe il nuovo millennio, e come tutti gli ex ragazzi sanno e come Ken il guerriero insegna la fine del XX secolo si presume abbia un brutto epilogo, grande tenebra la chiamano, che ci porta nel medioevo prossimo venturo, un futuro post apocalittico. Morgan Lost del 2015 sente l'onda della moda ucronica/distopica di film e romanzi recenti, ci porta indietro in anni '50 alternativi. Coniugare questi due universi non è facile, Chiaverotti (che è e resterà uno dei miei autori preferiti, dai lontani Il buio e Incubo di una notte di mezza estate nel lontano '89 su Dylan Dog) ha usato l'escamotage classico: il casino cosmico lo possiamo definire, e va bene così, certe cose vanno al di là della logica e all'appassionato deve fidarsi dell'autore senza porsi troppi perché. Tranne trovate tecnologiche usate da Nathan Never & Martin Mystére, bisogna usare qualche varco o casino cosmico come nel Dragonero con Zagor per coniugare universi differenti.

© Sergio Bonelli Editore
© Sergio Bonelli Editore
La storia scorre veloce, Claudio Chiaverotti calca la mano sull'azione, i Coniugi Rabbit e il Dottor Splatter fanno una gran festa nella Nuova Inghilterra e un simpaticone di guerriero Onassiano (troppo poco sfruttati come nemici di Brendon nei suoi cento numeri, avrebbero meritato più spazio!) fa man bassa a New Heliopolis. Morgan in un mondo e Brendon nell'altro corrono ad affrontarli. Brendon appunto. Entra in scena con il bicchiere in mano, creduto morto, triste, più che un ritorno in grande stile aleggia la malinconia, un eroe sul viale del tramonto, non più protagonista nemmeno del proprio speciale, mi ha lasciato davvero una strana sensazione. Ben più attivo Morgan Lost, spavaldo, come se nei protagonisti si rispecchiasse la vita editoriale degli stessi.
il Brendon di Freghieri
© Sergio Bonelli Editore
il Morgan Lost di Freghieri
© Sergio Bonelli Editore
La scelta a livello commerciale è palese, forse necessaria per garantirci futuri speciali di Brendon (io spero in una miniserie, non lo nego, ma anche un paio di speciali annuali non sarebbero male), affiancargli in un crossover Morgan Lost aiuta ad ampliare il parco utenti portare l'attenzione dei vecchi lettori sulla nuova testata e i nuovi sulla vecchia. Giusto giustissimo. Io che ho seguito Brendon e seguo tutt'ora Morgan Lost ne sono lieto. Purtroppo in un crossover del genere 128 pagine sono pochine per approfondire due protagonisti e relativi cattivi messi in campo, amo le storie di più ampio respiro, i vecchi speciali da 160 pagine un po' li rimpiango. Il trend attuale degli speciali Bonelli però è colore e meno pagine, e il colore qui spiazza in un primo momento ma poi si dimostra una trovata geniale, il doppio stile colore per il mondo e i personaggi di Brendon e bianco/nero/rosso per quelli di Morgan non lasciano adito a dubbi. Meno azzeccata forse la scelta del disegnatore, Giovanni Freghieri è un grande ma ormai, dopo tantissimi numeri, lo associo inevitabilmente a Dylan Dog, ha disegnato solo il numero 3 di Morgan Lost  (è stata pure la storia che mi è piaciuta meno) e manco un numero di Brendon. Questo ha fatto sì che le prime vignette in cui appariva il "suo" Brendon, mi sembrasse quasi un estraneo, colpa anche mia, lo so, se penso al nostro cavaliere di ventura lo vedo disegnato da Giuseppe Franzella, Corrado Roi o Lola Airaghi; per fortuna il cacciatore di taglie di New Heliopolis non ha ancora nel mio immaginario un legame indissolubile con un disegnatore in particolare.

© Sergio Bonelli Editore
© Sergio Bonelli Editore
Temo per il futuro di Brendon, nessuna collana di speciali di personaggi Bonelli le cui testate mensili sono giunte alla conclusione hanno avuto vita lunga dopo la dipartita della collana madre: Mister No, Brad Barron, Demian a serie concluse non ci hanno dato che una manciata di speciali post-serie. Confido nella via recentemente intrapresa dalla Bonelli delle librerie/fumetterie con volumi magari di formati, qualità e prezzo adeguati a fornire un prodotto per appassionati che capiscono il valore di un'opera e desiderano leggerla, senza i costi di una distribuzione da edicola e il prezzo per forza bassissimo per accontentare gli "spilorci da tanto sono giornaletti".

a pagina 3 la splendida illustrazione di Lola Airaghi
La conclusione dell'albo è da brividi, e se non lo avete letto saltate di leggere questo: Brendon a cavallo sulla spiaggia degli assassini  uccisi da Morgan Lost, simbolismo straziante come se lo stesso Morgan avesse contribuito alla morte di Brendon. Unico incrocio nell'albo tra i due (purtroppo), sorriso mesto di Brendon verso il suo fratello/erede, passaggio virtuale di testimone, che più che rinascita per il cavaliere di ventura sa di canto funebre, di distacco, di lungo addio.


lunedì 1 agosto 2016

Negli anni '80 con Murakami? Sì, ma nel 1Q84.

1Q84 - Haruki Murakami

Forse l'opera più ambiziosa di ambiziosa di Murakami


"Le cose sono diverse da come appaiono... Ma non si lasci ingannare. La realtà è sempre una sola."
[1Q84 - H.Murakami]


Imponente nella mole, negli intenti, nelle vicende narrate, il romanzo di più ampio respiro del nostro autore giapponese preferito non lesina su niente. Ancor meno sulle emozioni che trasmette al lettore.

Tengo è un insegnante di matematica con la passione per la scrittura, che si trova a fare da ghost writer a una ragazzina Fukada Eriko (o Fukaeri, secondo le strambe abbreviazioni dei giapponesi), una con un background a dir poco singolare che ha scritto un romanzo davvero fuori dagli schemi. Aomame una trentenne che ha come missione assassinare uomini che hanno usato violenza su donne. Tengo e Aomame sono legati fin da quando erano bambini ma ci vuole un po' perché se ne rendano conto. Sono inoltre finiti in un mondo un po' diverso dal nostro, dal 1984 sono finiti nel 1Q84 (così decidono di chiamarlo), nel cielo ci sono due lune ma nessuno sembra badarci e tante piccole, importanti, differenze nella vita quotidiana li circondano. Tutto qui? Beh aggiungiamoci pure una setta religiosa con tentacoli ben saldi e potenti nella società e che non vuole che il romanzo di Fukaeri veda la luce, azione, stramberie varie e quant'altro.
Ah ovvio, il tutto con lo stile di Murakami che è probabilmente al suo apice, la storia è complessa, allegorica e criptica, ma lui ci avvolge con la sua coperta di parole e ci tiene al sicuro davanti al focolare del cuore dei protagonisti.

1Q84 è però anche di più, è un metaromanzo, un romanzo nel romanzo (un po' come quanto accade con La storia infinita di Michael Ende) La crisalide d'aria, il romanzo di Fukaeri riveduto e sistemato da Tengo, infatti non è solo contorno alla storia, ma vera storia nella storia per portare la lettura su un piano differente e superiore. Integra e amplifica, seppur in maniera altamente simbolica, tutta la vicenda principale.

1Q84 ha i temi classici di Murakami. La solitudine degli individui un po' persi nella società contemporanea che tende ad annullarli nella loro singolarità. La quiete e la determinazione come armi per affrontare la vita quotidiana. Alla fine però il romanzo è una grande storia d'amore, l'amore che strugge e che dà forza, l'amore più come salvezza che come passione. 

Il mondo di 1Q84 è come il nostro, solo un po' diverso. La regola principale per non lasciarsi attanagliare da troppe domande che non possono trovare risposte banali o veloci è fidarsi dell'autore, è una prova di fede nei confronti di Murakami, dobbiamo lasciarci prendere per mano e farci portare senza preconcetti nel suo mondo. Tengo e Aomame risultano così reali, veri, fragili, in balia del mondo in cui vivono eppure non assoggettati a esso, così desiderosi d'amore e vita che non immedesimarsi in loro è difficile, a tratti impossibile. I protagonisti sono come noi lettori, solo un po' diversi.
Nella mio personalissimo indice di gradimento di Murakami questo romanzo è secondo solo a Norwegian wood.

Io, manco a dirlo ho la prima edizione dei due volumi cartonati usciti tra 2011 (libro 1 &2) e 2012 (libro 3), attualmente si trova in edizioni economiche con la stessa suddivisione oppure in una splendida edizione che consiglio in tre volumi brossurati in cofanetto plastificato trasparente.

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Sempre di Murakami ho recensito anche: Vento & Flipper.

"Quello che apprezzo di più, soprattutto per quanto riguarda i romanzi, è non riuscire a comprenderli completamente. Non nutro alcun interesse per le opere di cui mi sembra di capire tutto."
[1Q84 - H.Murakami]