sabato 18 giugno 2016

Nathan Never - La saga dei Borg... ops... dei Tecnodroidi

La saga dei Tecnodroidi [Nemo]

Retrospettiva fumetti: Nathan Never Gigante 1,2,3 (1995,1996,1998)


dalla mia collezione, il Nathan Never disegnatomi da Mario Alberti
Era da tanto che volevo occuparmi di Nathan Never, sta di fatto che da poco è arrivato in edicola il numero 300 e sono in atto i festeggiamenti per i venticinque anni di vita della testata, questo mi metteva davanti a una mole immane di volumi che tra serie regolare e spin-off si avvia verso i 600 albi. Tralasciando la serie di Legs che non mi ha mai esaltato (tranne pochi numeri), complice anche il fatto che hanno un po' snaturato il personaggio per attrarre un pubblico più giovane e alleggerire una protagonista coi così tosta è un delitto; nonché hanno usato la serie come palestra perché si facciano le ossa nuovi sceneggiatori e disegnatori. Mi sono in ogni caso trovato davanti una bella scelta, mi sarebbe piaciuto fare una retrospettiva su tutta la serie regolare, ma lo sto già facendo con Julia e 300 numeri sono tantini, inoltre volevo qualcosa che avesse un inizio e una fine. La saga dei Tecnodroidi, era perfetta per lo scopo, nonché la mia preferita di sempre di Nathan Never.dd

Ora a voler proprio essere pignoli questa trilogia è strettamente legata alla serie regolare e le avventure dei protagonisti proseguono anche negli altri albi giganti, tuttavia come afferma lo stesso autore Antonio Serra la storia è nata per essere fruibile e chiara a sé stante, e lo è! Tutto è incasinato in maniera assurda e tutto viene spiegato e trova una soluzione con una chiarezza spiazzante alla fine del terzo albo. Una prova narrativa di sublime coerenza, tenuto conto che è stata scritta e pianificata in anni e collegata alla serie regolare. Ottimo punto di partenza anche per nuovi lettori, anche se le informazioni che ci bombardano nella lettura sono molte e uno che non è avvezzo alle storie di Nathan Never potrebbe metterci un po' a digerirle, nonché partendo con una delle storie migliori si può avere lo svantaggio di restare forse delusi da storie seppur buone che però sfruttano solo le cento pagine della serie regolare. Scrivere tutto questo non è stata una passeggiata, ma l'onere di rileggere i primi tre giganti mi ha fatto tornare indietro nel tempo dandomi per l'ennesima volta grandi soddisfazioni.
© Sergio Bonelli Editore / Roberto De Angelis

Mi pare opportuno fare una piccola premessa sul personaggio. Ora se non sapete manco chi è sparatevi in testa, dopo che lo avete fatto girovagate un po' per la rete sul sito Bonelli o su Wikipedia oppure, cosa migliore, andate in edicola e prendetevi un albo. Il primo numero dell'agente speciale Alfa vede la luce nel 1991 per mano di Michele Medda, Antonio Serra e Bepi Vigna. Nathan Never è si presenta subito come il più moderno e "americano" dei fumetti Bonelli, per la prima volta infatti abbiamo una continuity molto importante che ci regala un personaggio, dei comprimari e un mondo in continua evoluzione, ciò che accade ha conseguenze ben delineate, personaggi muoiono, l'ambiente cambia. Abituati a personaggi Bonelli eterni e sempre uguali è un salto che non si può che amare e ammirare, una innovazione necessaria (ah se lo avessero fatto anche in Dylan Dog!). Questo magari ha portato a periodi più o meno amati nella serie, ma gli autori hanno sempre saputo aggiustare il tiro tenendo la serie, soprattutto negli ultimi anni a livelli davvero ottimi.
Il protagonista inoltre ha il background più complesso mai visto in un fumetto italiano. Never è un duro e puro, uno tormentato, un uomo giusto dal passato ingiusto che grava sulla sua coscienza con il suo fardello di errori che non verranno mai accantonati ma che anzi sono parte integrante della sua forza. Basti pensare solo che prima di essere prelevato da un tempio Shaolin dall'agenzia per la quale diventerà l'agente migliore ha un passato nella fanteria dello spazio quindi nella polizia, è stato sposato con Laura e ha una figlia Ann. I suoi capelli sono divenuti bianchi per lo shock di vedere la moglie morta per mano di un criminale, Ned Mace, mentre lui si sollazzava con l'amante, nonché la figlia dopo essere stata rapita dallo stesso simpaticone gli torna catatonica e autistica. Vicende ri-narrate nella recente Anno Zero, di cui parlerò una volta conclusa.


Nathan e Ann © SBE / Roberto De Angelis
Il Gigante n.1 "Doppio futuro" esce nel febbraio 1995, dopo appena 45 numeri di serie regolare e un anno e mezzo di lavorazione da parte di Antonio Serra con alle chine il disegnatore di Nathan Never per antonomasia, ovvero Roberto De Angelis.Subito Serra mette le mani avanti citando fonti di ispirazione, oltre alle ovvie Blade Runner, Terminator, Alien, i romanzi di Asimov e Verne, pietre miliari e punto di partenza obbligato per chi inizia con la fantascienza da leggere. Io ammetto al tempo feci esattamente lo stesso percorso, furono proprio questi due autori ad aprirmi un mondo che non ho ancora abbandonato e che anzi mi ha dato più di qualche soddisfazione, il mio primo romanzo, "Pink Future", è non solo un thriller futuristico ma parla di viaggi nel tempo, inevitabile quindi che la storia di questi tre giganti sia la mia preferita! La passione di Serra per le storie di Verne avrà poi il suo apice quando creerà la miniserie Greystorm (in edicola nel 2009), altro personaggio tra i più atipici e innovativi per la Bonelli. Nell'introduzione si cita pure un romanzo meno famoso, che ho recuperato in questi giorni e che mi incuriosisce molto, "Sparate a vista a John Androki" (QUI la mia recensione)di Jeff Sutton uscito per gli Urania Mondadori (collana che ha reso la fantascienza popolare in Italia e che l'ha anche relegata a letteratura dozzinale, ma di questo un giorno parlerò approfonditamente). Fondamentale anche la saga di Star Trek (il volume è dedicato al suo creatore, Gene Roddenberry) con i Borg a cui i Tecnodroidi, esseri ibridi biomeccanici, uomini e macchine al contempo, collegati in rete a formare un unico individuo e un'unica coscienza, pescano a piene mani.  Visivamente i Tecnodroidi ricordano tante cose, perché la base è l'arte di H.R. Giger artista che ha dato le forme ai protomorfi di Alien (e alla creatura del film Species - specie mortale, ma non bisogna essere anacronistici perché il film è del 1995 e il lavoro sul volume è iniziato nel 1993), nonché anche il MazinSaga di Go Nagai (sempre citato da Serra) ha influito la sua parte gli autori nello sviluppo grafico. Passiamo alla storia, un casino davvero delizioso. La vicenda si svolge in tre periodi temporali diversi.
il messaggio della speranza © SBE / Roberto De Angelis
Futuro - Impazza la battaglia finale sulla terra tra umani [guidati da Dakkar (come si fa chiamare Ann Never), C-09, Gabriel e Link] contro i Tecnodroidi [capeggiati da Lucifero (ma dai, un nome a caso per il cattivo), e i suoi tre sottoposti Talos, Bhahl (creato appositamente per contrastare Gabriel) e Selena, un personaggio talmente tosto che piace per forza]. Gli umani sono in procinto di vincere anche perché spinti da un messaggio dal passato che infonde loro speranza e coraggio e che quando i Tecnodroidi sentono rimangono basiti e impauriti. Scena che mi ricorda molto quando in Macross (Robotech in Italia) gli alieni invasori Zentradi sentono una canzone d'amore e ne rimangono spaventati a morte. Gli anime giapponesi sono un altro indubbio punto d'ispirazione di Nathan Never, tanti rimandi a Gundam e al capolavoro per eccellenza Akira (anime e manga) di Katsuhiro Otomo. E a proposito di anime, i polizziotti nella serie hanno un abbigliamento simil Dreed eppure mi torna in mente anche Bryking, il cattivo di Kyashan il ragazzo androide; le tute protettive dei terrestri durante la battaglia poi mi paiono le battle siut dei Saiyan di Dragon Ball. I Tecnodroidi decidono di mandare indietro nel tempo due sicari per uccidere l'artefice del messaggio, che se si chiamasse Sarah Connor ci ricorderebbe qualcosa.
Presente - Never deve occuparsi dell'incolumità di uno scienziato, manco a dirlo, quello che i due terminator sono tornati indietro nel tempo per uccidere. Questo si rivela come Amim Kelvar e viene da un futuro lontano e remoto, dopo che i tecnodroidi sono stati sconfitti, lui e la sua astronave sono in cerca di altri mondi abitati e trovano una anomalia temporale, giusto quella che lo ha portato lì. Da lui veniamo a conoscenza delle future evoluzioni dell'uomo con gli homo super sapiens e gli ultra sapiens. Alla fine Nathan lo salva, dopotutto non poteva affidarsi a mani migliori, e questi prepara il messaggio da lasciare ai posteri prima di  tornare nel suo tempo. L'agente speciale Alfa integra il messaggio con le sue personali parole per la figlia Ann/Dakker, e saranno proprio il suo monologo quello fondamentale per gli uomini del futuro.
Il volume si chiude con la vittoria degli umani e con Selena che scompare nella macchina del tempo, preludio al secondo gigante.
Che dire, una storia epica che finisce anche con un epilogo che graficamente mi pare un chiaro omaggio a Moebius.


© Sergio Bonelli Editore / Mario Alberti
© SBE / Mario Alberti
Forse il Gigante n.2 "Odissea nel futuro"  è il meno denso e il più lineare dal punto di vista della storia ma il grado di drammaticità si innalza ulteriormente. Antonio Serra nell'introduzione parte con una citazione da "Il mondo perduto" di Michael Crichton sull'evoluzione, addirittura più attuale oggi che allora, l'albo è del novembre 1996, per poi illustrarci le fonti di ispirazione che vanno dal classico "20000 leghe sotto i mari" di Jules Verne, a "Il castello dei destini incrociati" di Italo Calvino, a "Quel che resta del giorno" di Kazuo Ishiguro. A livello grafico punti di riferimento e rimandi a Hokusai (le sue onde sono pure nella copertina, la mia preferita delle tre), Virgil Finlay e Magnus. Ai disegni questa volta Mario Alberti, altro pilastro al tempo di Nathan Never, autore gentilissimo che ho conosciuto a Rovigo Comics quest'anno, nella pagina il disegno che mi ha fatto in quell'occasione e che ora è un pezzo forte della mia collezione. Nel volume l'influenza degli anime (e manga, ma non vorrei essere di nuovo anacronistico visto che al tempo i manga dovevano ancora invaderci) cresce ancora e c'è tanto Giappone anche nelle ambientazioni. Io ovviamente apprezzo molto.
Veniamo alla storia. Antico Giappone (eh per forza!), è giusto qui che è giunta la simpaticona di Selena dopo aver viaggiato nel tempo, tuttavia i suoi poteri sono limitati, infatti al tempo dei samurai la tecnologia latitava... La sexy mezza-ragazza-di-metallo inizia a creare Tecnodroidi ma viene fermata da tre tizi (Satoru, Jin e Yoshihiro) che hanno poteri sovrannaturali, Selena scompare (in un telefonato vortice temporale) e loro decidono di prepararsi a una futura guerra contro quegli strani esseri. Viene finalmente nominato Neos, ossia il primo Tecnodroide, nato da genitori umani (nella serie regolare) e successivamente esiliato nello spazio assieme ai suoi simili.
altra citazone "Il mio vicino Totoro" di Hayao Miyazaki
© Sergio Bonelli Editore / Mario Alberti
altra citazione, nave in perfetto stile Musai di Gundam
© Sergio Bonelli Editore / Mario Alberti
Futuro. Susan Strong viene salvata da dai Tecnodroidi da Nemo (clone di Nathan Never) e tratta a bordo del Nautilus, il suo sommergibile che poi diverrà anche astronave. Ora, seppur i nomi riportino all'opera di Jules Verne qui abbiamo proprio il Capitan Harlock a bordo della sua Arcadia, lui solitario e duro come l'acciaio, ha attorno solo Link e Kaede; la forma del Nautilus poi non lascia dubbi. Kaede è la figlia di Satoru e Jin e anche lei ha i poteri dei genitori, nonché è sputata a Lady Miyako di Akira di Katsuhiro Otomo. Sarà Kaede che racconterà a Susan Strong, e ai lettori, com'è stato creato Nemo, della morte di C-09, del fatto che Gabriel non si sia più svegliato dal suo sonno dopo una battaglia e della scomparsa di Ann. Alla fine la base in stile Jurassik Park di Nemo e compagnia viene attaccata dai Tecnodroidi (dopo la dipartita di Lucifero sono guidati da Neos dallo spazio) e Selena, fatalità torna dal viaggio nel tempo. I nostri eroi vincono e scoprono che Ann è sì viva, ma è divenuta anch'essa una Tecnodroide.
Kaede © SBE & Mario Alberti / Lady Miyako da Akira© Katsuhiro Otomo
Un finale a effetto degno de "Impero colpisce ancora", tutto in funzione dell'ultimo numero della trilogia che spiegherà tutte le cose lasciate in sospeso? Certo.


Siamo così giunti alla fine che poi si rivela un inizio. Nell'introduzione al Gigante n. 3 "Un nuovo futuro" Serra esordisce con un bel "Mai più" perché non intende più cimentarsi in un'impresa titanica come quella di creare una storia come quella dei primi tre giganti. La citazione di rito va a Banana Yoshimoto con il suo "Amrita", eh sì un'altra giapponese. Ai disegni ennesimo cambio, abbiamo Luigi Simeoni (sua è la copertina del volume) e Giancarlo Olivares (altro storico disegnatore di Nathan Never), che ci offrono parecchie tavole composte da una sola vignetta enorme, molto evocative. L'attesa per il volume conclusivo che esce nel febbraio 1998 è alta, le aspettative alle stelle, ma se qualcuno temeva di rimanere deluso verrà smentito alla grande, "Un nuovo futuro" chiude tutte le sottotrame lasciate in sospeso, tutto viene spiegato, il cerchio (e mai parola fu più appropriata) si chiude, o si riapre, dipende dai punti di vista.
Futuro (2282 nuova datazione, aggiungendo 78 anni si ottiene la datazione nostra ovvero 2360), Amim e gli altri che abbiamo conosciuto nel primo gigante entrano nella spirale spazio-temporale, qui Daro, l'ultra sapiens, capisce che per vari motivi il tempo è chiuso in un cerchio e le azioni delle persone portano sempre allo stesso punto, in un ripetersi continuo di eventi con conseguente morte del libero arbitrio. Decide di sbrigliare questa sorta di Uroboro eterno e per farlo, per spezzare il cerchio va da Nathan Never. E da chi altri poteva andare?!
© Sergio Bonelli Editore / Luigi Simeoni
Intanto in un futuro un po' meno futuro, nel 2195 nuova datazione, continuano gli scontri tra gli umani e Neos, Gabriel non si è ancora svegliato dal suo sonno e Nemo è un po' meno Harlock grazie all'amore di Susan Strong che oltre alle abilità come condottiera in battaglia deve averne anche altre di abilità per sciogliere il musone di Nemo. Punto focale della battaglia gli antinanoidi creati grazie al viaggio nel tempo di Selena (già, ancora lei) che possono uccidere i Tecnodroidi.
Nel frattempo (ma che cazzo, coi viaggi nel tempo non si sa mai che complementi di tempo usare) nel presente Daro e Nathan sbrogliano il tempo (ecco, appunto), infrangono il loop di eventi destinati a ripetersi in eterno e donano all'universo la facoltà di scegliere il proprio destino. A dirla così è un casino immane ma a leggerla è di una chiarezza che, come narratore, invidio.
Nel tripudio di trionfo del bene finale Nemo sconfigge i Tecnodroidi, Gabriel decide che è ora di svegliarsi, lo salva e poi prende per manina Neos, sua nemesi, e decidono allegramente di trasformare Giove in un nuovo sole per permettere la vita nei satelliti vicini (un po' azzardata a livello scientifico sta cosa, ma lasciamo correre). Ann ormai è e resta una Tecnodroide e assieme a Selena e ai suoi nuovi simili sopravvissuti sceglie di fondare una pacifica colonia nello spazio piuttosto per tornare dal papino.
dal Gigante n.3 ©SBE

Il finale è servito e la serie regolare liberata da un ingombrante futuro già scritto, la storia di Nathan Never e quella di Nemo divengono universi diversi e posso altresì prendere strade ben diverse, come infatti è accaduto. Nemo tornerà nei volumi Giganti successivi, ma non sarà più la stessa cosa, i picchi raggiunti da questa trilogia non verranno mai avvicinati, almeno in questa collana che troverà la morte col numero 16 vittima anch'essa della quasi completa estinzione di tutti i volumi giganti in casa Bonelli che mieterà vittime anche del calibro di Dylan Dog. Purtroppo gli albi giganti sono ingombranti e visto che la qualità che è pari a quella degli altri albi regolari, sono più soggetti al deterioramento che i volumi più piccoli, il prezzo, solo di poco superiore ai maxi non può essere determinante per la morte di una collana. O forse sì, visto che i lettori Bonelli spesso questionano su prezzi ben più bassi della concorrenza senza riflettere sul lavoro che sta dietro alla creazione di un fumetto.
In questa lunga analisi non sono riuscito a fare critiche pungenti o sarcastiche come mio solito, ma la Saga dei Tecnodroidi merita davvero, vorrei vederla ristampata in volumi cartonati di grande formato, come quelli che sforna adesso la Bonelli in libreria/fumetteria, lo meriterebbe sul serio. Magari a colori, li coloro personalmente pure, mi offro volontario. E 'fanculo a chi dice "io ce li ho già, è una operazione commerciale" e compagnia bella. Ci sono storie che meritano un posto d'onore e un'edizione coi controcazzi. Questa è una di quelle.
panoramica stile Blade Runner © Sergio Bonelli Editore / Luigi Simeoni & Giancarlo Olivares


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