Retrospettiva fumetti: Julia n. 64,65,66,67,68,69,70
I sei numeri di questo primo semestre del 2004 in realtà sono sette perché la storia dei mesi di giugno e luglio è doppia e non aveva senso parlarne a metà, anche perché è la dimostrazione che con un numero di pagine elevato si riesce a strutturare una storia davvero intrigante. Ma andiamo con ordine.
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Partiamo col n.64 "La notte dei diamanti" di Berardi & Mantero con ai disegni il tratto solenne e classico di Federico Antinori. Torna finalmente in scena il ladro piacione Tim O 'Leary dopo l'avventura sul numero 24 "Kidnapping Express" (ne ho parlato QUI), un ottimo personaggio, molto sopra le righe che, essendo un ragazzaccio, accende un bel po' le fantasie di Julia. Lui la contatta perché mentre si preparava per uno dei suoi furti da provetto Lupin III è venuto a conoscenza di un omicidio avrebbe avuto atto di lì a poco. Impossibilitato dal rivolgersi alla polizia ha pensato bene di rivolgersi alla bella criminologa. La storia finirà con un faccia a faccia tra tantissimi personaggi in un clima un po' forzato e molto retrò (azzeccatissima la scelta di Antinori per questo numero), in perfetto stile di "La signora in giallo" con tanto di spiegone finale.
La storia scorre veloce e piace, anche perché viene dato molto spazio al privato tra i personaggi: la vicenda si apre con Julia che esce con Webb e se lo sbaciucchia per poi finire la serata con Tim che, a sua insaputa, la aspetta a casa. Serata inzuppata anche per una dura come lei. Cederà alle lusinghe del ladro anche se a priori sa già che non poò finire bene. Forse l'ennesimo sistema per autopunirsi per desiderare più una storia con uno come Tim, ladro gentiluomo ma inaffidabile, piuttosto che con burbero ma sincero brav'uomo come Alan Webb.
Tim le ruba un libro, "I ragazzi della via Pal" di Ferenc Molnàr.
Nel n.65 "Segreti di famiglia" Berardi & Mantero con alle chine Enio, trasferta a Miami per Julia, impegnata in una serie di convegni ma che finirà, suo malgrado e come da più classico dei copioni, a dover risolvere un caso di omicidio. Numero quasi esotico per gli standard della testata per l'ambientazione e anche per lo svolgersi tardivo del crimine. Infatti bisogna attendere i 2/3 della storia perché avvenga il delitto e il lettore capisca dove tutto il cincischiare porti. Tuttavia la lettura è gradevole e a tratti spassosa, poco importa che sia dato poco spazio al "giallo" vero e proprio. Un numero per spezzare la routine, che forse non piacerà ai puristi ma in un'ottica globale della serie ci sta.
Il n.66 "La morte in linea" Berardi, De Nardo & Calza con ai disegni Mario Jannì è forse il numero che mi ha preso di meno dei sette presentati. Julia indaga sulla morte di un impiegato, indagini, interrogatori... né alti, né bassi. Forse la parte più gradevole è quella casalinga in cui accoglie un gatto randagio che finisce per insidiare le grazie della sua Toni, specchio dei rapporti umani di Julia, del suo timore/desiderio di avere una famiglia e dei figli.
"Dopo cena, sistemai Toni nella mia stanza. Chiusi la porta a chiave, per precauzione. Poi la presi e la guardai negli occhi, intensamente. Le sarebbe piaciuto, un giorno, avere un compagno e dei cuccioli tutti suoi? Mi resi conto che lo stavo chiedendo soprattutto a me stessa." [Julia Kendall]
Il n.67 "La chiamavano Betsy Blue" (Berardi & Calza - Thomas Campi) si apre con un efferato omicidio di una ragazza. Julia seguirà varie piste, amici gelosi, professori non propriamente seri, il tutto in una sceneggiatura che ha nel saper depistare il lettore il suo punto forte. Fino all'ultimo infatti i nostri sospetti vengono canalizzati altrove. Un'ottima prova di Berardi che con maestria ci insegna come dev'essere strutturato un giallo.
Musica giovane in questo albo: "The end of the line" degli Offspring e locandine dei System of a down in risalto.
"Analizzare la scena del crimine. E poi allargare il raggio d'azione. Osservare tutto, fin nei minimi particolari. E' quello che ho imparato sul campo. Ora lo insegno ai miei studenti, all'università. Bisogna immedesimarsi sia con l'assassino che con la vittima. Bisogna imparare a sdoppiarsi, come un attore che interpreta diversi personaggi nello stesso film. Questo è il compito di un criminologo. Governare le proprie emozioni, però, non è sempre facile." [Julia Kendall]
Nel n.68 "Chi ha ucciso Norma Jean?" (di Berardi & Calza) torna Claudio Piccoli, sempre tra i miei preferiti per la sua Julia sbarazzina e dal viso tondo e fanciullesco. Lei e Baxter vivono una scoppiettante avventura, tra mito e realtà, in cui i rimandi storici si fondono con la fittizia Garden City, il tutto sulle tracce di un uomo che ha conosciuto, amato (e dalla quale ha ricevuto scottanti rivelazioni) nientemeno che Marilyn Monroe. Inseguimenti, appostamenti, rapimenti, non manca nulla. L'apporto di Leo conferisce sempre un po' più d'azione e spavalderia alle vicende, sempre valore aggiunto mai abbastanza sfruttato. La storia è piacevolissima, devo ammettere che il mescolare elementi e personaggi storici reali non fa che aumentare il coinvolgimento del lettore, Berardi e Calza si destreggiano a meraviglia e Marco Soldi firma una copertina fantastica.
Il libro citato è ovviamente "Il caso Marilyn Monroe" di Robert F. Slatzer, testo fondamentale per approfondire la vita e soprattutto la curiosa dipartita della diva.
E siamo giunti alla storia doppia quella dei n.69,70 "Attentato nel Texas" e "Il grande mare d'erba" di Berardi & Mantero con gli splendidi disegni di Laura Zuccheri.
Julia finisce a Wylmeth in Texas su richiesta di Leo Baxter, rimasto accoltellato in una scazzottata mentre indagava sulla scomparsa del padre di un amico. Ci troviamo subito in un luogo ben diverso da Garden City, ranch di possidenti terrieri, cowboy, una ambientazione molto accattivante per i miei gusti, anche lo sceriffo Jay Gammon è il classico prodotto del luogo: duro, semplice e diretto, che suscita simpatia. Spiace quasi che alla fine non nasca nulla tra lui e Julia vista la loro, seppur improbabile, affinità. Si ritrovano rimandi ai testi di Joe R. Lansdale che ci ha sempre fatto vedere un Texas crudo e rurale. Una storia complessa, ma non ostica, che meriterebbe la classica riedizione in versione cartonata di lusso. Variare l'ambientazione giova alla serie, c'è poco da fare, avere a che fare con polizia meno tecnologica e invadente esalta le qualità dell'indagatrice dell'animo. La migliore storia di questo 2004, spinta anche dai disegni sempre graditissimi di Laura Zuccheri, abilissima a esaltare le scene negli spazi aperti (attendo con ansia il suo texone!) senza togliere femminilità ed eleganza a Julia.
A chi è piaciuta questa storia non posso non consigliare la serie tv Longmire, sebbene ambientata in Wyoming e non in Texas, si ritrovano i grandi spazi, l'atmosfera da cowboy d'altri tempi e il lavoro più classico dello sceriffo vecchio stampo.
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nei numeri 69 e 70 gli ampi spazi e il senso di libertà trasmessi dai disegni di Laura Zuccheri |
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