lunedì 27 giugno 2016

Quella volta che King salvò Kennedy

22/11/'63

C'è molto più che il solo James Franco


“Non sappiamo mai su quali vite influiremo, o quando, o perché. Non finché il futuro divora il presente, almeno. Veniamo a saperlo quando è troppo tardi.”  [22/11/'63 - S. King]

Dopo il passaggio su Fox della miniserie tv è tornato alla ribalta il romanzo "22/11/'63" del 2011 del buon vecchio Stephen King con conseguente rilancio in libreria con copertina rivisitata. Del resto una serie tv decuplica le vendite, basta pensare al Trono di spade, quanti hanno preso i bei mattoni di George R.R. Martin spinti dall'idea delle tette di Daenerys e si sono trovati alle prese con una narrazione ostica, complessa e difficile da digerire anche per i più avvezzi al fantasy incasinato? Molti.
Sta di fatto che la serie è fatta molto bene, è godibile e adatta bene il romanzo alle necessità televisive, checché se ne dica, dalla carta allo schermo la troppa fedeltà può essere deleteria. James Franco è davvero un gran figo (e pure un bravo attore!), uno dei pochi che col suo stile e il suo sorriso disarmante piace in maniera trasversale sia al pubblico maschile che femminile. Tuttavia la serie tv non mostra che la punta dell'iceberg di quello creato da King.
La storia è semplice e risaputa, Jake Epping dai giorni nostri torna alla fine degli anni '50 per sventare l'assassinio di J.F. Kennedy, King non è il primo a raccontarla (ricordo con piacere "Seppelliamo re John"  del 1973 di Pierfrancesco Prosperi), ma è senz'ombra di dubbio il migliore. Se Stephen King rende al meglio quando crea un romanzo corale, raccontando le vicende di un paese intero con tantissimi personaggi (Cose preziose o The dome) qui modifica un po' il tiro: tutto è incentrato sul protagonista ma crea un affresco storico di immane coerenza, con una meticolosa verosimiglianza e una potenza narrativa che non ci fa vedere com'era la fine degli anni cinquanta in America, ci porta direttamente lì. Di rado inoltre, anche per le opere del re, ci siamo trovati così a fianco del protagonista a vivere la storia, Jake Epping è un uomo dei giorni nostri in un tempo che non è il suo, che vede le vicende con gli occhi di un nostro coetaneo, per il lettore non immedesimarsi con lui è quasi impossibile. E' questo il valore aggiunto del romanzo.
Non siamo di fronte, si badi, a un Ritorno al futuro, sebbene di primo acchito a leggere la trama si può incappare in questo errore, la storia è adulta, concitata, a volte crudele, ma mai banale.
Ora, l'autore è uno dei miei preferiti, trovo l'omicidio di JFK tra i fatti storici dello scorso secolo di maggiore interesse, ho la fissa delle storie con  viaggi nel tempo (si chiama anche fantascienza ma non ditelo troppo forte, è da sfigati, anche il tanto famoso Hunger Games è fantascienza ma per non affibbiargli tale nomea hanno puntano sul sottogenere distopico), tutto questo falsa il mio giudizio? Non lo so e me ne frego. 22/11/'63 è uno dei migliori romanzi di Stephen King e tanto mi basta.

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Una foto pubblicata da Michele Botton (@michele_botton) in data:



"22/11/'63"
di Stephen King
trad. Wu Ming 1
2011 - Sperling & Kupfer
767 pagine
€23,90 (cartonato)/€15 (ver.Pickwick)


“Quando tutto il resto fallisce, 
lascia perdere e vai in biblioteca.”
                      [22/11/'63 - S. King] 










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