martedì 21 marzo 2017

GIPI "questa è la stanza"

una storia di giovani, dove i protagonisti sembrano qualcuno che conosciamo da tempo


tutte le immagini © GIPI & Coconino press
 
Questo è il GIPI che preferisco, quello che parla di ragazzi, ragazzi di periferia che vogliono uscire dal loro limbo di anonimato e routine, magari "scemotti" ma che hanno la necessità di sfogare la voglia di vivere strabordante che hanno dentro.


La storia. Quattro ragazzi e la loro band, amici, con idee e vite, problemi e situazioni diverse, con famiglie ognuna a modo suo complicata (ma quale non lo è?!), si trovano a poter usufruire di una vecchia stanza per suonare. Quello diventa il loro piccolo limbo di libertà e sfogo assoluto, essere se stessi e urlare nel microfono o picchiare sulla batteria tutta la loro rabbia. La musica come aggregazione, crescita, modo per essere speciali agli occhi di un mondo che li vorrebbe su binari prefissati, catene sociali che quando si è ragazzi non si riesce ad accettare e che purtroppo agli occhi degli adulti sono ormai divenute necessarie per tenere a bada e soffocare la velleità di distinguersi dalla massa.
I ragazzi con i loro scherzi, le scemenze, i discorsi spesso stupidi o straordinariamente profondi, compiono un percorso di crescita in cui gli sbagli si rivelano parte integrante della vita ma non sono mai del tutto irrimediabili, e i valori, quelli veri finiscono per avere la meglio. Sotto questo punto di vista non solo una storia di crescita ma anche di speranza, nei giovani e nel futuro.
I ragazzi della storia sono dannatamente simili ad amici che avevamo da ragazzi e la sensazione di conoscerli meglio di quanto non ci dicano le tavole disegnate ci pervade silenziosa dall'inizio alla fine dell'opera.


I disegni. Il tratto di Gipi di "Questa è la stanza" è quello che preferisco. Molti avranno degli occhi la sua ultima fatica, "La terra dei figli", che ha uno stile che non sono riuscito ad apprezzare, forse funzionale alla storia ma troppo rozzo, altri le splendide copertine di "Orfani: Terra" giusto per citare le cose più recenti ma comunque agli antipodi l'una dall'altra per quel che riguarda l'approccio stilistico. In questa opera invece, sebbene datata 2005 nella sua prima edizione, l'artista è già al suo top per impatto visivo. Sono i colori a fare la differenza, essi portano le tavole a un livello d'eccellenza. Non a caso con "Questa è la stanza" ha portato a casa il premio Micheluzzi come miglior disegnatore nel 2006.



L'edizione. Lungi da edizioni pompose e fin troppo autoreferenziali o di formati extra-large di scomoda lettura, la Coconino Press - Fandango stavolta ha sfornato un'edizione perfetta (ho tra le mani la nuova edizione del 2015), un brossurato con ottimo cartoncino di copertina, 120 pagine in formato 17 x 24 cm e una resa ottimale dei colori. Diciassette euro il costo. Tanti? Pochi? Li vale tutti, c'è poco da rompere i coglioni. 


In conclusione è la mia opera preferita di Gipi, non credo ci sia altro da aggiungere.



Nessun commento:

Posta un commento