venerdì 24 marzo 2017

Glenn Cooper fa il Dan Brown

"Il segno della croce" di Glenn Cooper


Non  ho mai nascosto di apprezzare molto lo stile e le tematiche di Glenn Cooper, uno scrittore statunitense che a mio avviso è maestro nel documentarsi e nell'amalgamare con i risultati delle sue ricerche ottime intuizioni narrative, storie accattivanti e personaggi ben caratterizzati. Tuttavia l'impressione che gli manchi sempre qualcosa per passare da "buon scrittore" a "fottuto genio" rimane anche stavolta, il passo non è stato ancora compiuto. Temi a me congeniali e grande abilità nello scrivere sono sufficienti comunque a farmelo sempre leggere con molto piacere.

La storia. Cal Donovan, dovente di Harvard e scrittore si ritrova in Italia a indagare per conto della santa sede sulle presunte stigmate ricevute dal sacerdote Giovanni Bernardino. Si troverà ad avere a che fare con un gruppo di neonazisti sulle tracce di reliquie di Cristo come la lancia di Longino o i sacri chiodi della crocifissione di Gesù. 

Azione e storia, religione e nazismo si fondono in una vicenda incalzante e avvincente. "Il segno della croce" è un buon thriller, il suo punto di forza (e la sua debolezza) è l'essere troppo sullo stile di Dan Brown, deve molto a "Il codice da Vinci" o "Angeli e demoni", tematiche simili senza contare l'ambientazione italiana, il protagonista poi, è un Robert Langdon un po' più donnaiolo e amante dell'alcol ma ci siamo come linee guida. Chi ha amato le avventure di Dan Brown apprezzerà senz'ombra di dubbio anche quest'opera. Forse il finale è un po' semplicistico e artificioso, ma non ci metterei la mano sul fuoco, spesso sono io troppo delicatino e avvezzo a certe storie e pretendo sempre una trovata originale o a effetto.
Lodevole la descrizione dei luoghi e dei personaggi italiani che non sono le solite macchiette filtrate dagli occhi americani (mi viene in mente il fastidio provato a leggere "Il battito del sangue" di Tess Gerritsen, con una Venezia irriconoscibile da Napoli e zeppa di stereotipi poco onorevoli), Glenn Cooper è un grande conoscitore, e amante, dell'Italia e lo dimostra.

Sebbene nella mia classifica personale riguardante Glenn Cooper "Il segno della croce" venga dopo la trilogia della "Biblioteca dei morti" (che consiglio senza remore), l'ho trovata una lettura piacevole e divertente, ben lontana dall'accozzaglia di ovvietà e noia che si era dimostrato il suo ultimo romanzo autonomo "Il calice della vita". Consigliato.

Dello stesso autore consiglio anche:
 
 

Nessun commento:

Posta un commento