lunedì 11 luglio 2016

Wulf Dorn - Incubo

Incubo, passo falso, o soltanto troppe aspettative?


"Niente dura per sempre. La sicurezza è un'illusione. Simon Strode fece questa amara esperienza un sabato di marzo." [W.Dorn]

Aspettavo con ansia il nuovo romanzo di Wulf Dorn, il mio autore tedesco preferito dopo Michael Ende, fin dalla sua prima opera, "La psichiatra" mi ha sempre colpito con ottimi thriller psicologici, spiazzanti, con un linguaggio diretto e sintetico. Prendi un Jeffery Deaver, screma il superfluo e l'artificioso, rendi tutto più introspettivo e metti un'ambientazione familiare (con ritmi e stili di vita più similari a quelli italiani) come la terra tedesca. Opere che ti prendono e ti lasciano in 400 pagine senza perdere in suspense. Ecco questo è Wulf Dorn.

"Incubo" è il sesto romanzo di questo autore, la storia di un ragazzo autistico che in un incidente stradale perde i genitori ed è tormentato dai sensi di colpa per essersi salvato, sullo sfondo una ragazza scomparsa e strani avvenimenti. Lo stile è il suo solito, e questo salva in parte una vicenda scialba, eppure mi pare proprio il punto più basso della sua produzione. Dorn cincischia per 250 pagine per poi nelle ultime 100 far raggiungere alla storia il suo climax e risolverla. Purtroppo l'esiguo numero dei protagonisti e la mancanza di mordente rovina in parte il suo giochetto, che di solito è spettacolare, di depistare il lettore per poi rovesciare i ruoli tra sospettati e presunti innocenti. Aggiungete un protagonista sedicenne affetto da un lieve autismo, col quale è davvero difficile immedesimarsi o anche solo credere durante la narrazione e un'ambientazione solo accennata. La Germania così ben raccontata nei suoi primi quattro romanzi la si vede solo di sfuggita, forse per avvicinare il lettore internazionale (brutto sbaglio, visto che era uno dei suoi punti di forza), a questo punto era meglio scegliere un'ambientazione londinese come quella del penultimo romanzo "Phobia".

Forse Wulf Dorn ci aveva abituati bene e io mi aspettavo troppo, sta di fatto che se dovessi consigliare un suo romanzo... consiglierei gli altri. Un buco nell'acqua quindi? Non del tutto, la lettura è gradevole, ma per qualsiasi altro sua opera non avrei usato la parola "gradevole", avrei usato per descriverle il termine "appassionante"! In ogni caso attenderò ancora con ansia il suo prossimo romanzo.
 
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